IL SOGNO DELLA MACCHINA DA CUCIRE, di Bianca Pitzorno
Recensione 1
“C’è stato un tempo in cui non esistevano le boutique di pret-à-porter e tantomeno le grandi catene di moda a basso prezzo”
E questo è il tempo narrato da Bianca Pitzorno in questo gradevolissimo romanzo, la cui giusta definizione, a mio parere, è “delizioso”.
E’ proprio una sartina a giornata a raccontare questa storia, anzi, una serie di storie di cui lei è protagonista diretta o indiretta, proprio attraverso il suo umile lavoro che la mette a contatto con tante persone di classi sociali tanto più elevate della sua.
La ragazza è rimasta orfana a cinque anni ed è stata cresciuta dalla nonna, unica parente che, insieme a lei, è sopravvissuta a un’epidemia di colera.
Siamo in una piccola città del nord Italia, nei primi anni del ‘900. La sartina impara a cucire e ad usare la macchina da cucire, regalo di una ricca cliente, ma è anche curiosa e consapevole, coscienziosa e desiderosa di migliorare la sua condizione con impegno e perseveranza.
La sua cliente preferita, in certo qual modo anche amica, è la signorina Ester, la cui sfortunata vicenda matrimoniale fa aprire gli occhi alla sartina sul vero significato dell’amore.
E poi c’è la famiglia Provera che nasconde un bizzarro segreto che riguarda proprio gli abiti delle due ragazze da marito.
Ma c’è anche Zita, la poverissima vicina di casa e sua figlia Assuntina.
E c’è Miss Lily Rose, disinvolta e anticonformista americana. E infine c’è l’inquietante famiglia Dal Sorbo e il suo giovane rampollo, Guido, che si innamorerà della ragazza.
Tutte queste vicende, con le storie che si intrecciano in una provincia pettegola e bigotta, vengono narrate dall’autrice n modo magistrale, tanto che sembra di vivere con la sartina la sua storia di vita, quella di una ragazza che ottiene l’indipendenza e il rispetto e che sa affrontare le tempeste della vita.
Nello stile perfetto di Bianca Pitzorno, vicende ricche di sentimenti, ma anche di forza della ragione.
Lettura imperdibile.
Recensione di Fulvia Perillo
Recensione 2
Con “Il sogno della macchina da cucire” (Bompiani 2018) Bianca Pitzorno ci regala, ispirandosi ai ricordi della nonna che le insegnò l’amore per il cucito che da allora fece sempre parte della sua vita, un’incantevole e garbata storia a cavallo tra l’800 e il 900.
Allora non esistevano le boutique del prêt-à-porter, né le grandi catene di moda a prezzo popolare ed era in auge la figura di una “sartina” che provvedesse a cucire abiti e biancheria presso le famiglie che potevano permetterselo. Era prevista addirittura una stanza del cucito per consentire alla sartina di famiglia di cucire all’interno della casa ed è proprio dall’interno di queste stanze adibite a sartoria personale che giungevano gi echi di tanti segreti familiari e di tante storie inconfessabili sulle quali bisognava mantenere il “segreto professionale” se si voleva conservare il posto di lavoro e ambire a delle buone referenze per poter continuare lavorare anche presso altre famiglie.
La sartina della Pitzorno, carina e intelligente, ha perso tutti i suoi parenti a causa del colera. Vive con la nonna, abile sarta e donna pragmatica e saggia che le insegna l’arte del cucire per poter rendere la nipote indipendente quando lei non ci sarà più. Così sarà. Questa giovane ragazza, amante della lettura e della lirica, cercherà sempre di migliorarsi inseguendo il sogno di possedere una macchina da cucire per essere sempre più autonoma, un sogno tecnologico di libertà e di riscatto.
Nelle varie stanze del cucito da lei frequentate conosceremo tanti tipi di donne e ognuna ci racconterà la sua storia, ricca di particolari intimi e profusa di quotidianità, di aspirazioni, illusioni, dolori e gioie inattese.
Una grande galleria di donne che vengono raccontate in tutte le loro sfaccettature e che tutte insieme dipingono il quadro di una società per loro difficile, siano esse ricche o povere, nobili o popolane, nella quale devono concentrare tutta la loro forza interiore se vogliono sopravvivere al maschilismo imperante. Ogni personaggio è caratterizzato al meglio e ogni vicenda tratteggiata con lo stile elegante e delicato proprio di questa meravigliosa scrittrice.
Un libro delizioso che dopo un inizio lento avvolge e coinvolge totalmente fino ad un epilogo forse un po’ affrettato e breve ma che guida ad un finale molto realistico senza connotazioni da melodramma né da improbabile lieto fine. Assolutamente consigliato.
Recensione di Maristella Copula
IL SOGNO DELLA MACCHINA DA CUCIRE Bianca Pitzorno
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