IL SUGGERITORE, di Donato Carrisi
Recensione 1
Mila Vasquez, investigatrice specializzata nella caccia alle persone scomparse, è chiamata a dare il suo contribuito alla squadra Speciale di Roche che indaga sulla sparizione di sei bambine, il cui braccio sinistro è rinvenuto in un piccolo cimitero appositamente realizzato dal serial-killer, identificato dalla squadra con il nome convenzionale “Albert”.
Dietro quelle sparizioni c’è un oscuro disegno e il suggeritore sa bene come manovrare ogni filo della trama che ha tessuto con maestria, senza lasciare alcuna traccia di sé.
Qual è il vero obiettivo? Qual è il suo scopo?
Ogni volta che la Squadra sembra essere vicina alla soluzione, un male ancora più profondo viene scoperto e passato e presente si uniscono, trovando l’uno nell’altro domande e risposte. Ma occorre avere sangue freddo e rimanere lucidi, fare in fretta e non compiere alcun passo falso perché forse, per la sesta bambina, forse non tutto è perduto.
Recensione 2
Scrivere è una delle tante azioni che permettono all’uomo di soddisfare molte sue esigenze o che, sublimata, diventa letteratura. La letteratura a volte diventa arte, quando è capace di esprimere in modo universale quel che tutti pensano e provano.
A volte raggiunge il bello, quando ciò avviene l’opera supera la propria epoca e la letteratura attinge l’arte. Vari i generi della letteratura, tra cui quella d’evasione, in cui si inserisce il genere suspense, giallo o thriller. Quasi mai questo genere è arte. Come (giudizio esclusivamente personale) “Il suggeritore” di Donato Carrisi, in cui l’Autore è bravo nel creare una storia sulla base di conoscenze, tematiche pato-psicologico-psichiatriche.
C’è il classico serial killer, che “sfida” gli investigatori, polizia super-scientifica, professori universitari di branche psico-criminali ed anche una… medium, a ricostruire e analizzare i suoi “ragionamenti”. In questo contesto è interessante la tecnica degli interrogatori e la descrizione dell’appartamento segreto dei testimoni da custodire. Ma c’è “troppa carne al fuoco”, per confondere le acque e… le idee al lettore; alcuni passaggi sono forzati, come la storia di Rosa Sarah o artificiosi come “la rivelazione” di Mila.
La prosa, espositiva e descrittiva, si avvicina molto al rapporto di polizia, non affascina.
Tutto da buttare, allora? No. Merito dell ‘autore è aver “catturato” e “tenuto sospeso” il lettore, offrendogli alcune ore di gradevole svago e a chi scrive queste note (del tutto non richiesto) di averlo potuto fare.
Recensione di Antonio Rondinelli
Commenta per primo