IL TALENTO DEI PARSI, di Bapsi Sidhwa
Placidamente adagiato fra due volumi, “il silenzio dei Parsi” ha attirato la mia attenzione.
Chi sono i Parsi? Mi sono chiesta.
Qual è stato il loro talento? Mi sono ancora domandata.
Sfilandolo dolcemente, ne ho sfogliato le rigide pagine.
Cosi, dopo gli iniziali capitoli, sono stata catapultata in India verso la fine del diciannovesimo secolo e, insieme al protagonista, ho raggiunto Lahore, allora capitale delle Provincie Orientali.
Mi sono trovata davanti una città dalle più svariate etnie e caste, governata da britannici infastiditi dal caldo e dalla ressa, animata dai commerci più strani e da singolari trafficanti e avventurieri. E, tra “mandi” e “tonga”, ho voluttuato fra i meravigliosi tessuti orientali, ammirando le donne in sari e gli uomini in turbante.
Ho scoperto che i Parsi sono un gruppo etnico di origine persiana, professante una forma di mazdaismo, insediati in India già nel VII sec.
Il protagonista, un parso ventitreenne, Faredoon Junglewalla, detto Freddy, forte e pronto all’avventura pur di andare a cercare fortuna, si mette in viaggio, insieme alla famiglia (suocera, moglie incinta e figlia).
Ed è lungo il percorso che mette a segno il suo favoloso talento. Quale? Il saper rispondere ai suoi bisogni e “dopo i viceré, i ragià e i signorotti…diventare il più grandioso “leccapiedi” dell’impero Britannico”
Leggerlo è stato uno spasso e ha soddisfatto molte mie curiosità, facendomi scoprire molte usanze orientali alcune affascinanti e particolari! (Inquietante ma spassoso l’episodio degli Avvoltoi importanti nelle funzioni funebri!!!)
Sinceramente mi sono divertita fra i pakka sahibi, i vari rabbini, swami, sadhu etc.
Pertanto posso tranquillamente definirlo come un romanzo che, attraverso la forza incomparabile di un humour inglese e non solo, ci restituisce l’epopea di un popolo che ha tratto dai dolci imperativi del bisogno, la capacità di esistere, vivere e prosperare in pace in una regione del mondo segnata dall’odio e dal conflitto.
“Ci ho messo un sacco di tempo a capire il Bene e il Male, e tutta la vita per cogliere appena uno sprazzo del Sentiero di Asha, il grandioso progetto di Dio per l’uomo e per il cosmo. Sì, la forza di Dio aiuta l’uomo che si comporta bene, e quest’uomo sarà compensato, a mano a mano, con l’intelligenza Benevola, il Vahu Mana, l’intelligenza stessa di Dio…così parlò Zaratustra!”
Recensione di Patrizia Zara
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