IL TALLONE DI FERRO, di Jack London
Non c’è un motivo per cui prediligiamo un genere. E’ così e basta. E per me questa preferenza è sempre andata, per lungo tempo, ai distopici ed in particolare al “1984” di Orwell che ho letto tre volte e che rileggerò ancora.
Questo romanzo però a differenza di altri ha una particolarità, non perché parla di una genesi e di un prima che spesso manca in altri libri, che ci catapultano in una realtà di cui stentiamo a intuire le origini profonde ma perché parla di qualcosa che forse, comunque si è avverato, se non altro nella enunciazione dei suoi principi, il Socialismo.
E forse per quello la realtà diventa fantasia e la fantasia realtà. L’Utopia è diventata Distopia e viceversa. La differenza è proprio qui, un libro che galleggia su quell’immenso mare che è la realtà, dove la fantasia non è più se stessa.
La storia è ben narrata, anche se a volte è ingenua e fa sorridere perché il Bene assoluto non esiste e a volta esagera nei caratteri negativi del nemico.
Mostra una Società tirannica capitalistica, il Tallone di ferro appunto e la lotta che il Socialismo combatte contro di esso, mostrata attraverso le memorie della moglie del protagonista.
In un certo senso è una favola e come tale ha affascinato tanti rivoluzionari ma purtroppo la favola è stato altro e per questo fa riflettere. Io ne consiglio la lettura, come ogni distopico, perché questi romanzi sono la lente di raffronto con la realtà…
Recensione di Giuseppe Antonelli
Be the first to comment