IL TRAM DI NATALE, di Giosuè Calaciura (Sellerio – novembre 2018)
Una fiaba moderna, una di quelle intrise di malinconia, di tristezza, ma anche di poesia pura, con una prosa lirica molto coinvolgente e toccante.
In una periferia di una qualsiasi città, un tram viaggia nella notte traghettando passeggeri iconici da e verso casa.
Una prostituta e il suo cliente con la cena nella busta di plastica, unica ricompensa per la compagnia promessa.
Un giovane emigrato che vive di botte ed espedienti, un vecchio saltimbanco ormai allontanato dal palcoscenico, un’infermiera cinica e disillusa, un padre di famiglia che avrebbe dovuto comprare la cena della vigilia con soli 5 euro…
Tutti immersi fino agli occhi di una povertà inimmaginabile, gli ultimi fra gli ultimi di una società sempre più fredda e crudele.
I rimandi a Dickens sono sia palpabili tra le righe, sia citati esplicitamente e in effetti “solo lui più di tutti sapeva cogliere la difficoltà di stare al mondo” (cit).
Il tram viaggia al buio, solo i lampioni illuminano a cadenza intermittente il vagone e il suo carico di miseria. Le scintille del pantografo ad ogni curva lo fanno “assomigliare ad una stella cometa” (cit) e in questa oscurità un neonato abbandonato su un sedile fa sentire la sua presenza. Tutti si avvicinano curiosi e in una triste, moderna metafora, si crea il presepe vivente dei più poveri tra i pastori e il più solo dei bambini.
Una storia molto commovente, solo un centinaio di pagine che si imprimono nell’anima per giorni.
Se ne consiglia la lettura, da assumersi a stomaco vuoto, una volta al mese a cicli trimestrali, per non rischiare di dimenticare i dimenticati.
Recensione di Elena Salta
IL TRAM DI NATALE Giosuè Calaciura
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