IL TRENO DI CRISTALLO, di Nicola Lecca
Recensione 1
Ragazzi, questo è veramente un bel modo di inaugurare il 2020 letterario, uno splendido romanzo di formazione.
Aaron, il protagonista, è un ragazzo diciottenne che ha vissuto tutta la vita in un paesino sperduto all’Inghilterra con la madre fortemente dipendente da psicofarmaci, convinto che suo padre sia morto di infarto prima che lui nascesse. La sua esistenza appare racchiusa in una sfera di cristallo con pochi svaghi, il gelato al mandarino della gelateria per cui lavora, il saggio ‘amico napoletano Gennarino e l’amore virtuale con la misteriosa Crystal. Tutto questo crolla quando il nostro riceve una lettera da un notaio di Zagabria che lo informa della vera morte del padre e lo invita a raggiungerlo per aprire il testamento; unica condizione cui sottostare è il raggiungere Zagabria con un biglietto interrail. Per Aaron questo rappresenterà l’occasione e per infrangere la sfera di cristallo e aprirsi al mondo e alle sue insidie.
Al di là della trama allettante, ciò che piace e colpisce di questo lavoro è la magnifica prosa e l’accuratezza del lavoro: è stato scritto in 6 anni proprio perché ogni parola fosse esattamente al suo posto e affinché non ce ne fosse nè una di più nè una di meno. Il fatto poi che tutti i luoghi citati esistano veramente e siano stati visitati dall’autore nei sei anni della scrittura contribuisce a rendere ancora più reale e concreta l’intera vicenda, regalandoci un vero e proprio oceano di sensazioni, colori e sapori diversi, rendendoci protagonisti insieme al giovane Aaron di tutte le avventure e le scoperte racchiuse in un viaggio straordinario.
Recensione di Enrico Spinelli
Recensione 2
“Ricongiungersi al passato farà male?”
“Il treno di cristallo”(Mondadori 2020) è il nuovo libro del cagliaritano Nicola Lecca, il “nomade artigiano della parola”, come lui stesso ama definirsi.
Come un sarto cuce le parole, con la penna le scrive sulla carta con quella pazienza e con quel rispetto che ha sempre portato verso i suoi lettori e che lo contraddistingue, mettendo insieme scampoli di preziosa umanità ricamati da ricche sfumature di colori, di voci, di profumi spesso contrastanti, dando origine a delle storie sempre vive ed emozionanti entro le quali si entra già dalle prime pagine come nell’immersione totale di una diretta esperienza.
Aaron Ancic, apprendista presso la famosa gelateria italiana Morelli, vive a Broadstairs, insieme alla madre, una donna perennemente triste e depressa, piena di ombre impenetrabili provenienti da un passato di cui non ha mai voluto raccontare al giovane figlio appena diciottenne.
Da Zagabria i due si sono trasferiti in quel paesino della costa inglese quando Aaron era ancora un neonato e il ragazzo ha sempre saputo di essere orfano di un padre morto prematuramente d’infarto, ma di lui ha sempre ignorato il nome.
La vita di Aaron è piatta, solitaria, illuminata solo dagli sprazzi di allegria del collega napoletano Gennarino e da un amore nato e cresciuto online, quello per Crystal, una ragazza gallese che assorbe tutto il suo cuore. Non si sono mai incontrati Aaron e Crystal e anche se lui lo vorrebbe, la ragazza fa di tutto per evitare una conoscenza reale. Di lei Aaron ha visto solo delle fotografie perché Crystal non vuole farsi vedere nemmeno in web cam. Ma Aaron è strettamente legato a quel sentimento fatto di parole, di contatti virtuali, un sentimento forte al quale si abbarbica tenacemente.
Un giorno da Zagabria arriva una lettera indirizzata al ragazzo: il notaio Porcic lo convoca a Zagabria per l’apertura del testamento del padre, il pianista Borna Barcic, morto da pochi giorni per infarto a bordo di un treno. Il notaio gli manda una piccola somma e un biglietto Interrail che dopo varie tappe nell’Europa Orientale lo porti a destinazione dopo alcune soste ad Amburgo, Praga, Bratislava, Szentgotthàrd e Lubiana.
Turbato da quella rivelazione, con uno stratagemma per non ampliare le ansie della sua iperprotettiva madre, Aaron parte per un viaggio che non sarà solo uno spostamento fisico ma un vero e proprio viaggio interiore per conoscere finalmente se stesso e la sua vera identità, per crescere e maturare facendo scelte e commettendo errori, per ritornare poi diverso e consapevole di quella che sarà la sua strada futura.
Il viaggio di Aaron, la sua limpidezza e l’ingenuità di ragazzo che nulla conosce del mondo, gli incontri, le bellezze e le contraddizioni dei luoghi che attraversa e che vanno di pari passo con il suo tragitto più intimo e profondo, sono il fulcro del libro, cuore, nucleo e sostanza che si allargano ad abbracciare l’universo circostante. Il lettore lo percepisce attraverso gli occhi del protagonista, puri e tersi come un cristallo fatto di non esperienza e di candore, non appannato ancora dal pregiudizio, mentre dai finestrini trasparenti del treno scorrono in velocità luoghi e storie che si traducono in riflessioni e decisioni repentine, in certezze infrante ma subito dopo ricostruite in modo più comprensibile e libero.
Nicola Lecca realizza un romanzo intenso ed emozionante, veloce come il viaggio del suo protagonista ( metafora del viaggio di tutti noi alla scoperta di un mondo che ancora non conosciamo, alla scoperta degli angoli più reconditi della nostra anima) fino al rinvenimento di verità dolorose che solo ora avrà la forza di affrontare grazie ad una maturità appena acquisita che si rivelerà capace di trasformare la sofferenza in un’opportunità di vita che dovrà soltanto essere colta.
Recensione di Maristella Cupola
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