IL VANGELO SECONDO DE ANDRÉ Paolo Ghezzi

IL VANGELO SECONDO DE ANDRÉ,  di Paolo Ghezzi (Ancora – gennaio 2024)

“Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria” Anarchico, ribelle, insofferente degli schemi, programmaticamente antiborghese e dalla parte di chi ha scelto storie e strade sbagliate, Fabrizio De André ha espresso una speciale attenzione alle minoranze e ai diversi.Porca miseria, ma quanto sono attuali le canzoni del poeta/cantautore Fabrizio De Andre, ancora oggi.

Il libro di Paolo Ghezzi mi è capitato in un momento in cui i miei occhi hanno indugiato sul percorso che ha intrapreso l’attuale società. Bruttino questo percorso: società allo sbando. Ma non è una situazione nuova, lo è sempre stata, la storia e la letteratura insegna.

Tuttavia sorprende sempre guardare in faccia lo sgretolamento dell’umanità per mano della pseudo umanità. È terribile la sofferenza che procurano le catene dell’impotenza.

Caro Faber, tu, almeno eri capace di cantare la tua rabbia, il tuo dissenso all’ipocrisia, alla violenza, all’indifferenza, all’ingiustizia. Le tue canzoni così dissacranti, così vere, corali, liriche hanno liberato il marcio che con la tua voce, graffiante e suadente, è diventato poesia. Ci hai regalato favole impastate di fango e sangue. Ma persone come me, cosa possono fare?
Caro Faber, più il tempo segna il mio volto più capisco le tue parole che cantavi al vento. E mi commuovo tanto,  forse perché credo ancora nella speranza e che nulla è del tutto perduto?

 

 

Il libro di Ghezzi mi ha ricordato il romanzo di Josè Saramago “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, – romanzo che ho fatto mio in ogni senso e che consiglio a chi non lo conosce di leggerlo – con il suo umanissimo Gesù che Fabrizio De André considerava “il più grande rivoluzionario della storia” perché uomo non divino “perché se lo si considera un Dio, non si può imitare, se lo si considera un uomo, si”
La sua religiosità universale che plasmava in ogni volto segnato dalla sofferenza e dalla vita e in ogni cosa, brilla oggi più che mani “quando parlo di Dio lo faccio perché è una parola comoda, da tutti comprensibile, ma in effetti mi rivolto al Grande Spirito in cui si ricongiungono tutti i minuscoli frammenti di spiritualità dell’Universo”
E la sua innata inquietudine di uomo che si poneva e ci poneva delle domande la percepisco vibrante ogniqualvolta ascolto le sue canzoni dal lirismo autentico “la canzone è un miracolo, certo non è paragonabile alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma Cristo, come si fa a spiegare un’emozione, soprattutto se riesci a comunicarla?”

Paolo Ghezzi ripercorre attraverso i testi delle canzoni e le interviste, il pensiero e i temi di Fabrizio De André, le sue influenze, i suoi amori, i suoi dubbi, le sue incertezze e la sua ricerca di una qualsiasi verità tra i vicoli, i luoghi malfamati, un senso nel lato più oscuro all’esistenza terrena.

 

 

“Mi è successo, con vergona da parte mia, di arrivare addirittura alla lacrima quando mi accorgevo di avere fatto qualcosa di convincente di essere riuscito, attraverso un’intuizione, a scoprire magari una piccolissima verità”
Un filosofare tra le rime di chi della vita ha cantato con voce di sciamano suadente, calda nel timbro e fredda nel fraseggio, l’amore e il perdono condannando la guerra, l’indifferenza e ogni forma di razzismo.

“in questo libro per me di catechismo, opera di commossa intelligenza di Paolo Ghezzi, Fabrizio è un contemporaneo di Gesù, uno di quelli che l’hanno incontrato e si sono messi all’ascolto della sua voce piena di favole paraboliche (Erri De Luca, Avvenire).

“Usignolo
Usignolo d’aprile
Anche stanotte hai cantato che esiste
Un destino più triste
Di chi avverte morire all’intorno
Le memorie più care.
E’ il destino di chi, morente,
allo specchio di tenere gemme
riconosce per sé
il divieto di rigermogliare”

Recensione di Patrizia Zara

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