ilpassaparoladeilibri.it ha intervistato Paolo Mirti, Direttore Artistico del festival Ventimila Righe Sotto i Mari In Giallo
Ventimila Righe Sotto i Mari In Giallo è un festival letterario dedicato al genere del noir e del giallo civile che si tiene ogni anno a Senigallia; in un anno particolarmente delicato per questo tipo di eventi, la manifestazione si è svolta regolarmente riscuotendo un notevole successo e inaugurando anche una collaborazione con il nostro sito. Il passaparola dei libri ha intervistato Paolo Mirti, Direttore Artistico della manifestazione e appassionato lettore.
Come sei arrivato alla direzione artistica di Ventimila Righe Sotto i Mari In Giallo? Vuoi raccontare il tuo percorso ai nostri lettori?
Nel 2012 come dirigente area cultura del Comune di Senigallia ho sottoposto all’attenzione dell’Amministrazione Comunale la proposta di realizzare la manifestazione ventimilarighesottoimari in giallo. Non un nuovo festival del giallo ma piuttosto un festival del noir e del giallo civile capace di coniugare le novità editoriali con incontri dedicati alle inchieste sui tanti misteri irrisolti della recente storia d’Italia. Il Comune ha accolto la mia proposta ed io, in ragione della mia funzione all’interno dell’Ente, ho assunto la direzione artistica del festival.
Il vostro festival è dedicato al romanzo giallo, un genere che i lettori italiani hanno sempre amato molto: come è cambiato il genere negli anni e quale potrebbe essere la sua prossima evoluzione, secondo te?
Io credo che il genere giallo rappresenti il format ideale per raccontare la contemporaneità. Non è un caso che sia così popolare in Italia come nel resto del mondo. Più che di giallo mi piace parlare di noir o crime story, non cioè il romanzo rassicurante alla fine del quale un investigatore brillante risolve il caso e ristabilisce l’ordine ma piuttosto una storia che esprime un’inquietudine di fondo che rimane anche dopo. In futuro si rafforzerà a mio parere un processo già in atto, vale a dire una produzione che va al di là del genere e che utilizza l’architettura gialla solo come sfondo generale inserendo poi nella narrazione contenuti sempre nuovi e diversi.
Un aspetto fondamentale del vostro festival è l’attenzione dedicata al giallo civile: quali sono le caratteristiche di un giallo civile?
A Senigallia c’è un’attenzione particolare per questa declinazione del giallo . Nella nostra Sede Municipale è infatti esposta la valigetta della legalità, vale a dire la borsa dell’indagine su Mario Chiesa dalla quale ebbe inizio la storica inchiesta di Mani Pulite donata da un gruppo di imprenditori locali che l’avevano acquistata nell’asta di legalità dell’Associazione Libera. In questi anni ci siamo occupati nella nostra rassegna delle tante zone d’ombra che hanno caratterizzato le indagini su fatti drammatici come la strage di Brescia, quella di Ustica, il caso Moro e molti altri coinvolgendo le associazioni dei parenti delle vittime e gli studenti locali.
Esistono, secondo te, uno o più elementi che contraddistinguono la produzione narrativa del genere in ambito italiano al punto da rendere il “giallo italiano” immediatamente distinguibile anche nel panorama internazionale?
Direi che ciò che caratterizza la produzione di romanzi gialli in Italia, oltre ad una grande qualità di scrittura, è la capacità di raccontare in maniera dettagliata la realtà sociale ed economica delle nostre regioni come i giornali forse non sempre riescono più a fare. Penso alla Napoli di De Giovanni, all’Emilia di Lucarelli, alla Bari di Carofiglio al Nord Est di Carlotto e potrei andare avanti.
Secondo te, quali sono le caratteristiche di un lettore di gialli, oggi? Quali sono gli scrittori che meglio rispondono alle esigenze di un lettore-tipo?
Sono le donne anche in questo caso a leggere di più, con una grande curiosità anche nei confronti di vicende ambientate in paesi stranieri. Abbiamo visto poi come si avvicinino al giallo anche persone che non hanno una consolidata frequentazione con la lettura e questo anche in prospettiva è molto importante.
Durante l’ultima edizione del festival, uno degli eventi più seguiti è stato quello che ha visto protagonisti gli interpreti della serie televisiva dedicata al Commissario Ricciardi: pensi che la trasposizione televisiva di molti romanzi sia utile all’evoluzione del genere o, al di là del successo commerciale del momento, rischi piuttosto di inflazionarlo e stereotiparlo?
Credo che una serie televisiva di qualità possa valorizzare il romanzo giallo dal quale è tratta. Vale per il Commissari Ricciardi, per il Montalbano televisivo di Alberto Sironi e per altri prodotti apparsi sul piccolo schermo. Quello che non dobbiamo pretendere è che aderisca totalmente al testo scritto: quello televisivo è un altro linguaggio che segue delle proprie regole e quindi è giusto che proponga delle proprie interpretazioni e tradimenti
Oggi, il ruolo delle reti sociali come Facebook o Instagram è un dato di fatto impossibile da ignorare, eppure in molti faticano ancora a legittimarlo in campi come quello dei libri e della lettura: secondo te lettura e reti sociali possono convivere in modo sinergico o è fatale che si escludano a vicenda?
Ogni volta che si afferma un nuovo media si pensa sempre che sia destinato a soppiantare quelli precedenti. Il libro nel corso degli anni ha dovuto fare i conti con tanti altri linguaggi ma è riuscito sempre a conservare il proprio fascino. Facebook e lettura possono convivere benissimo, anzi proprio alcune caratteristiche dei social come l’interazione possono favorire una più diretta partecipazione dei lettori.
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