Imperdibile o sopravvalutato?
Un romanzo che divide Ha venduto milioni di copie ed è diventato un film, eppure il mondo dei lettori è ancora in dubbio se considerarlo un capolavoro di introspezione o retrocederlo ad abile esercizio di stile; due lettrici si confrontano su uno dei titoli più discussi degli ultimi anni. E voi, da che parte state?
LA STRADA, di Cormac McCarthy
Recensione 1
Un uomo e un bambino vagano attraverso un mondo morto, fatto di cenere e nebbia, diretti verso una vaga speranza di salvezza.
Lo scrittore non dice niente sui due protagonisti, ombre che vagano in una desolazione assoluta, priva di sole e di speranza, creando un’atmosfera di silenziosa tensione, della quale il narratore dà indicazioni elementari e nette, lasciando al lettore il compito di entrare in quella sequenza di buio, freddo, fame, paura, spezzata ogni tanto dall’apparire di anonimi cannibali che animano la narrazione costringendo i due protagonisti a fughe descritte con grande efficacia e da momenti in cui lo scrittore descrive le soste dei due protagonisti, durante le quali cercano una commovente parvenza di quotidianità: la prosa di McCarthy è essenziale, spezzata in brevi paragrafi quasi privi di punteggiatura, che cala il lettore in quel silenzio irreale e avvolgente, perfetta cifra stilistica di un romanzo senza sbavature e breve, in modo da non non rischiare che questo delicato meccanismo narrativo si infranga sulla lunga distanza.
Eppure La strada non è, nonostante lo stile, una semplice “rivisitazione” dei generi della narrativa, piuttosto l’esigenza di scegliere un contesto adatto alla tematica di fondo del romanzo: nel romanzo di McCarthy l’apocalisse descritta è lo specchio dell’aridità umana e i personaggi che la abitano sono “solo” diversi esempi di come l’animo umano si adatti a questo inaridimento, che diventa tangibile e visibile anche all’esterno.
Imperdibile.
Recensione di Valentina Leoni
Recensione 2
Per chi è abituato alla letteratura di genere, ad autori come Richard Matheson, ma anche a una ricchissima tradizione statunitense di short stories di fantascienza è difficile trovare in La strada un testo originale; è piuttosto la ripresa di una tradizione che però viene proposta come opera originale di grande autore tout court. Mccarty avev già fatto un lavoro simile con Cavalli Selvaggi o Meridiano di sangue che riprendevano una tradizione di narrativa tardo western o western crepuscolare che è relegata solitamente nel genere (per relegata intendo editori specifici, pubblico specifico, non di massa), ma in quel caso mi era sembrato che il suo apporto personale fosse maggiore (o forse la mia conoscenza del genere di base decisamente minore).
Un altro aspetto che proprio non mi ha convinto è la scrittura. La suddivisione in brevi paragrafi che spesso ripetono le stesse strutture sintattiche, i dialoghi misurati al millimetro come in una sceneggiatura (nessuna singola battuta di dialogo supera praticamente mai le tre righe).
Le brevi riflessioni filosofiche che compaiono di quando in quando slegate dall’azione e dai personaggi. Tutto questo mi dà l’impressione di mestiere fatto a freddo per ottenere un testo di facilissima lettura ma che dà l’impressione di grande letteratura e profondità.
Se devo essere sincera chiedo ben altro a un capolavoro.
Recensione di Chiara Bongiovanni
LA STRADA Cormac McCarthy
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