Intervista a Alessandro Maccoppi, Alessandro Tangini, Valentina Francese de La Mia Libreria Roma 

Intervista a Alessandro Maccoppi, Alessandro Tangini, Valentina Francese de La Mia Libreria Roma

Interviste alle Librerie n. 71

 

 

Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?

La Mia Libreria nasce nel 2001 dalle ceneri della vecchia Libreria dei Concorsi di Roma, dove Alessandro e Alessandro erano colleghi già dal 1990. Coraggiosi, di fronte alla crisi i due rilevano l’attività e negli anni la trasformano, fino a farla diventare una libreria generalista ben inserita nel quartiere Labicano, tra Torpignattara e il Pigneto.

 

Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?

Nei mesi autunnali, tra settembre e dicembre la Libreria si occupa principalmente di libri scolastici, ed è in questa fase che avviene la prima fidelizzazione del nostro multietnico e variegato quartiere; giovani famigliole con bambini piccoli amano curiosare tra gli scaffali del settore dei libri per ragazzi e della cartoleria, e una numerosa comunità di lettori adulti, artisti, intellettuali, creativi, popola la libreria durante gli altri mesi dell’anno, dandosi appuntamento agli incontri con gli autori, partecipando ai gruppi di lettura.

 

Lettori si nasce o si diventa?

Entrambe le cose: molti bambini osservando i genitori o gli amici leggere, diventano a loro volta degli adulti lettori. Abbiamo casi incredibili di gruppi di adolescenti, soprattutto ragazze, in cui le leader sono forti lettrici e quando arrivano i loro compleanni si regalano sempre libri fra loro, ne parlano, si passano la parola, trascorrono il sabato pomeriggio in libreria, si danno qui appuntamento per poi andare a passeggio.

Abbiamo anche casi di giovani figli di immigrati che provengono da famiglie difficili, dove a malapena si parla l’italiano e di certo non si leggono romanzi. Eppure queste ragazze e questi ragazzi diventano divoratori di libri. Come spiegare questa passione? Forse la scuola, l’imitazione dei compagni o forse un’innata pulsione.

 

 

 

Essere librai nel 2024: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?

La libreria è un’impresa, culturale, grande, piccola, indipendente o no, è sempre un’impresa. Un tempo il libraio poteva permettersi di essere davvero soltanto un libraio. Oggi, oltre a leggere, consigliare, catalogare, bisogna essere preparatissimi sul piano economico, finanziario, mediatico, meglio ancora è se si conoscono bene i fogli Excel, la matematica e i social, oltre alla storia della letteratura, e a una buona infarinatura di cultura generale, altrimenti si fa presto a chiudere. Il ruolo del lettore è cambiato? Forse è più esigente, si informa, si documenta da solo grazie ai media, il consiglio del libraio a volte sembra marginale. In realtà è solo richiesta maggior competenza, ma poi il vero rapporto che si crea tra il libraio e i lettori è fondamentalmente umano: nascono grandi amicizie in libreria!

 

Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?

Oggi non si può prescindere dai social, da tutti i social. Occorre saperli utilizzare per proporre contenuti, consigliare letture, comunicare promozioni, pubblicizzare e diffondere appuntamenti. Non c’è un vero e proprio risconto immediato di vendite, è più una sorta di investimento pubblicitario che vede i suoi risultati nel tempo. A volte capita che vengano in libreria delle persone a chiedere libri suggeriti mesi prima (chissà un post quali labirinti di bolle e algoritmi può percorrere nel tempo). Per cui ogni contenuto va comunicato sui vari social, non soltanto Facebook, Instagram, X, ma anche su sito, sul canale WhatsApp, stiamo pensando di aprire anche TikTok, benché non siamo più teenager. In realtà ogni social ha un suo target, non si può prescindere da nessuno.

 

 

Ale e Ale

 

Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come  I leoni di Sicilia e La portalettere,  per citarne alcuni, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?

Ogni libreria ha i suoi tormentoni, in virtù del passaparola nel quartiere e dei consigli dispensati da noi librai, noi per esempio abbiamo alcuni bestseller molto “locali” come “Pigneto, periferia centrale” del prof. Canevacci, Bordeaux edizioni, e anche un best seller inspiegabile, benché sia un libro valido e originale, che è “Ragazza, donna, altro” di Bernardine Evaristo, Sur, che continua a vendere incessante e inesorabile nonostante sia uscito ormai da quattro anni e noi non facciamo sforzi particolari! Per il resto condividiamo con gli altri il successo di “Cambiare l’acqua ai fiori”, “  I leoni di Sicilia ”, come dell’”Eleganza del riccio” e di “Angeli e demoni”, “Gomorra”, etc. etc. E del resto ben vengano i tormentoni, con cui si fa entrare il cliente in libreria e si fa margine di guadagno. Senza questi super bestseller non avremmo il margine né il modo di vendere i libri più difficili o di nicchia che magari sono maggiormente nelle nostre corde.

 

 

Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?

Il prossimo! Battute a parte, presto uscirà il nuovo romanzo di Joel Dicker, e prevediamo un bel movimento; così come da un segnalibro presente nell’ultimo uscito della serie dei “Caffè” di Kawaguchi Toshikazu, possiamo già intuire che “Non c’è niente di vero” di Emiko Jean, prossima pubblicazione Garzanti, avrà successo: abbiamo già tante prenotazioni a causa della pubblicità di quel segnalibro. In realtà vediamo già un certo movimento spontaneo di curiosi, seguaci o magari anche critici, rispetto al libro del generale Vannacci, che anche le polemiche rendono protagonista; ma anche tutti i libri che riguardano la questione Israele – Hamas, un ritorno di fiamma per “Ogni mattina a Jenin” di Susan Abulawa, Feltrinelli, e poi “Tra il silenzio e il tuono” di Robero Vecchioni, Einaudi, “Cuore nero” di Silvia Avallone, Rizzoli, e i libri di Viola Ardone, un’autrice che il pubblico ormai conosce e attende con impazienza.

 

 

In molti, sul nostro gruppo FB, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alla lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?

Il nostro quartiere è giovane. È anche un quartiere popolare della città, non ricco, ma cosmopolita, molto stimolante. Ci sono molte scuole e famiglie con bambini e adolescenti, molti stranieri con figli che frequentano le scuole di zona; e poi scrittori, registi, gente del cinema e del teatro, artisti, insegnanti, architetti, intellettuali, professionisti. Siamo ottimisti, vediamo bambini appassionati lettori e adolescenti che, anche grazie a TikTok e Whattpad, scoprono libri meravigliosi: di recente è accaduto con “Follia” di McGrath, Adelphi. Quindi la strategia potrebbe essere quella di creare un prodotto bello, corretto, pulito, senza refusi, un bell’oggetto da tenere fra le mani, e comunicare cercando di spalmare il più possibile i contenuti, i social per questo sono fondamentali. E poi lavorare in collaborazione con le scuole e le biblioteche, che sono accessibili a tutti.

 

Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?

Abbiamo sempre pensato che i veri lettori leggano ovunque e comunque qualunque cosa. Dopo un boom dei device di lettura, però, ci siamo resi conto che molti lettori hanno un vero bisogno del contatto con la carta, di tenere il libro in mano, sfogliarlo, di avere più libri dislocati in varie parti della casa a cui dedicare momenti diversi della giornata. Poi c’è la questione della bellezza dell’oggetto, ci sono libri, gli illustrati, per esempio, che arredano casa e sono oggetti da conservare o collezionare. Oppure i libri autografati dagli autori, un souvenir di un bel momento, un ricordo di quando abbiamo incontrato il nostro scrittore preferito. Molto più minacciosi sono i colossi delle vendite online, con cui non possiamo competere per la velocità della consegna, o con gli sconti che applicano, rispetto alla vendita dello stesso prodotto cartaceo.

 

 

Consigliate tre libri (editati negli ultimi anni), secondo voi imperdibili, ai nostri lettori, motivandone la scelta.

Il primo libro che vi consigliamo è La libreria dei gatti neridi Piergiorgio Pulixi, Marsilio, perché non è un semplice noir. È un romanzo molto divertente, che ha come protagonista un irresistibile e scorbutico libraio, e un gruppo di lettura che risolve i misteri. È un omaggio ai libri e ai grandi romanzi gialli della storia.

Il secondo è Stoner” di John Williams, prima Fazi e ora Mondadori, un libro meraviglioso, che nella prima parte, secondo noi, è un vero capolavoro, avvincente ma di spessore, insomma, si legge che è una meraviglia.

Per concludere Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas, il libro dei libri, dove c’è tutto: avventura, mistero, vendetta, persino i briganti alle porte di Roma, la Storia perfettamente integrata con le più sordide e vili vicende degli uomini, il coraggio e la nobiltà dei più alti sentimenti.

 

redazione@ilpassaparoladeilibri.it

 

Abbiamo intervistato Antonella Barbarossa, titolare della Libreria Barbarossa Benevento

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