Intervista a Daniela Argiolas, autrice del libro “Il sole oltre le nuvole”

Intervista n. 198

 

Intervista a Daniela Argiolas, autrice del libro “Il sole oltre le nuvole”

 

Daniela Argiolas

 

-Il libro è fortemente autobiografico. Quanto è difficile mettersi a nudo in un testo che parla di sé e non di personaggi inventati?

Mettersi a nudo è un atto delicato. Sicuramente comporta delle difficoltà che l’invenzione dei personaggi consente di superare.

Non è semplice parlare di sé e del proprio vissuto.

Ciò che mi ha permesso di superare la riservatezza e raccontarmi con autenticità, è stata la consapevolezza di quanto la forza di una testimonianza relativa a una storia realmente accaduta, possa arrivare al cuore di chi ne ha bisogno.

 

-Nel libro si percepisce una forte fede. Qual è il suo rapporto con Dio? Se potesse dirgli qualcosa cosa gli direbbe?

Il mio rapporto con Dio lo definirei filiale.

Nel cuore vivo l’esperienza intima e profonda della preghiera.

Preghiera che diviene dialogo e affidamento spirituale.

Se potessi dirgli qualcosa lo ringrazierei per il dono incommensurabile della vita.

 

 

 

-Tra le tante cose si è sempre spesa per il sociale. Nonostante le sopraggiunte patologie riesce ancora a dedicarsi al prossimo? In che maniera?

A causa delle sopraggiunte patologie non riesco più ad occuparmi del prossimo come facevo prima.

In questi ultimi anni mi sono dedicata al mio amatissimo papà. Durante la pandemia mi ha lasciato a causa di un male incurabile. Mia madre è stata la colonna principale, colei che con amore e dedizione si è dedicata alla sua assistenza. Io e mia sorella siamo state le sue braccia.

Ho collaborato attivamente nei suoi ricoveri ospedalieri, nei suoi trasporti in ambulanza ho avuto l’opportunità di fare squadra con gli operatori, e per questo ringrazio il responsabile Andrea della cooperativa Emergenza Angeli, che ha compreso come nel mio ruolo di figlia, volessi accompagnare e stare accanto a mio padre nell’ultimo tragitto della sua vita.

 

-A chi è indirizzato il suo libro? Perché?

Il mio libro è indirizzato a coloro che per varie ragioni vivono l’esperienza del dolore e della malattia. La vita può presentare dei risvolti inattesi, dei fuoriprogramma capaci di metterci duramente alla prova.

Per questa ragione ho voluto condividere la mia storia, e trasmettere il messaggio di non smettere mai di sperare e credere che al di là delle nubi esiste la luce del sole.

 

 

-Qual è stato il suo primo pensiero alla scoperta delle patologie? Cosa le ha fatto scattare la forza interiore?

Il mio primo pensiero è stato quello che perdendo la vista, non avrei più potuto vedere il volto e gli occhi dei miei cari.

La forza interiore è scattata grazie a un processo di elaborazione del dolore. L’amore della mia famiglia, la luce della fede e l’incontro con i non vedenti durante l’esperienza del volontariato, hanno fatto si che a un certo punto prevalesse la volontà di reagire perché al di là dei limiti, la vita è un dono incommensurabile.

 

-Il suo libro ha come titolo “Il sole oltre le nuvole”. Secondo lei vi è davvero sempre il sole dietro le nuvole? Si può davvero superare il tunnel buio della vita?

La vita umana è una lunga traversata, caratterizzata da fasi e da momenti diversi.

Ci sono dei periodi in cui si abbattono forti tempeste, e sembra che il sole non esista più.

In realtà è semplicemente nascosto, ma lui c’è ed è lì che ci aspetta.

Attende semplicemente che cessi il temporale per poter ricomparire in tutto il suo splendore, e farci comprendere che in realtà dietro le nuvole per quanto minacciose esse possano essere, c’è sempre il sole.

Il tunnel buio della vita può essere superato.

Credo sia fondamentale non aver paura di attraversarlo, percorrerlo sino a trovare l’uscita principale.

Cadere per poi rialzarsi e ritrovare la luce oltre il buio, è una realtà concreta che l’animo umano vive e sperimenta.

 

 

-Quale momento predilige per la scrittura? Scrivere come la fa sentire?

La fine della giornata è il momento che prediligo per la scrittura.

Il silenzio della sera mi permette di dedicarmi all’introspezione e all’ascolto di me.

La scrittura mi fa sentire in modo profondo le emozioni, e mi permette di avvertire un contatto più intimo con la mia interiorità.

 

-Quali sono i suoi prossimi progetti letterari e di vita?

Il prossimo progetto letterario che desidero realizzare, è quello di dedicare e scrivere un libro per i bambini che sono colpiti dalle malattie genetiche rare. Mi piacerebbe raccontare le loro storie, per far conoscere la realtà che vivono i bambini e le loro famiglie, quando si presenta una delle tante patologie incurabili.

Inoltre vorrei dare il mio personale contributo alla ricerca e alla Telethon, destinando i proventi del libro. Nella ricerca sono riposte le principali speranze, e ogni goccia donata rappresenta un aiuto concreto per sostenere i ricercatori che in modo instancabile si impegnano per studiare e individuare le dovute terapie.

Per quanto riguarda i miei progetti di vita, vorrei impegnarmi sempre di più, per unire la mia passione per la scrittura con l’interesse per il sociale, e realizzare dei progetti di solidarietà.

 

-Ha un rimpianto? Un rimorso? Qual è stato il suo traguardo maggiore?

Non ho rimpianti, non ho rimorsi.

Ho raggiunto dei traguardi per me importanti, ma quello maggiore devo ancora raggiungerlo.

 

-Oltre la poesia e l’autobiografia, c’è un genere che le piacerebbe esplorare attraverso la sua scrittura? Perché?

Il genere che mi piacerebbe esplorare con la mia scrittura, è la narrativa per bambini.

In questi anni mi sono dedicata a supportare mio nipote Federico nel suo percorso scolastico. Ho vissuto la grande gioia di vederlo crescere e mettere a frutto i suoi talenti.

Quest’esperienza mi ha regalato tanti momenti speciali, e mi ha permesso di avvicinarmi a un nuovo genere letterario con cui vorrei mettermi alla prova.

 

Intervista di Lisa Di Giovanni

 

 

 

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