Intervista a Enrico Franceschini in occasione del suo romanzo giallo La mossa giusta

Intervista a Enrico Franceschini in occasione del suo romanzo giallo La mossa giusta

 

Enrico Franceschini

 

Enrico Franceschini, giornalista, corrispondente per “la Repubblica” in varie sedi mondiali, scrittore, saggista, traduttore dall’inglese all’italiano di tre libri di poesie di Charles Bukowski e dulcis in fundo autore di romanzi gialli: almeno questo è tutto per il momento, ma apprezzando la sua mente vulcanica non è detto che non possa riservarci altre gradite sorprese.

Ed eccoci all’intervista per farlo conoscere un po’ meglio dal pubblico dei lettori de iLPassaparoladeiLibri.it

 

Intervista. 230

 

Cosa ti ha ispirato a scrivere il tuo primo romanzo giallo?

“La passione che ho sempre avuto per i gialli. E l’atmosfera di continuo giallo politico che permeava Mosca, quando ci arrivai al tempo di Gorbaciov: come in un romanzo tutti si aspettavano che da un momento all’altro i suoi avversari lo pugnalassero alle spalle e infatti a un certo punto accadde, facendo crollare lui e l’Unione Sovietica. Fu l’ispirazione per ‘La donna della Piazza Rossa’, il mio primo noir”.

 

 

Come riesci a bilanciare il tuo lavoro di giornalista con la scrittura di romanzi?

“La risposta è: non ci riesco. Ovvero che non so nemmeno io come faccio. E dire che da qualche anno sono in pensione: pensavo che il giornalismo a quel punto mi avrebbe tenuto meno occupato, ma così non è. Per cui scrivo i libri nei momenti liberi dagli articoli per i giornali, la sera, la domenica, in vacanza, quando posso. Penso sempre che non riuscirò ad arrivare alla parola fine e invece ci riesco. Ormai credo che, se non avessi altro da fare, magari perderei l’ispirazione per scrivere romanzi; e quindi va bene continuare a fare le due cose insieme, anche se significa essere sempre occupato e sempre di corsa”.

 

Quali autori di gialli hanno influenzato il tuo stile di scrittura?

“Uno su tutti: Georges Simenon. Perché scrive chiaro, senza barocchismi, ma è capace lo stesso di descrivere personaggi e ambienti in maniera molto suggestiva. Qualcuno ha detto che scrivere cose complesse con semplicità è il marchio del genio. Simenon lo era sicuramente. E in più era veloce a scrivere, come io devo essere per forza, se voglio fare convivere giornalismo e libri. Beninteso, il genio è soltanto lui. Io lo prendo soltanto come modello”.

 

Puoi descriverci il processo creativo che segui per sviluppare una trama avvincente?

“Ci sono autori che partono da una parola, da un nome, e poi vanno avanti portati dalla creatività, senza bene sapere dove arriveranno. In effetti il succitato Simenon faceva proprio così. Non è il caso mio. Parto da un’idea, quindi butto giù uno schema con trama e personaggi lungo circa una paginetta. Da lì mi allargo a scrivere circa una paginetta per ogni capitolo. A questo punto scrivo al galoppo mettendoci tutto quello che mi viene in mente. Alla fine, allargo e riduco, allargo e riduco. Lo chiamo il processo creativo della fisarmonica”.

 

Qual è la sfida più grande nel creare personaggi credibili e coinvolgenti in un romanzo giallo?

“Conoscere quello di cui parli. E cercare di non annoiare mai il lettore”.

 

 

 

Come mantieni la suspense e il mistero nel corso della narrazione?

“Una volta che intervistai il maestro delle spy stories come Frederick Forsyth, l’autore de ‘Il giorno dello sciacallo’ e tanti altri romanzi, mi disse il suo sistema: se descrivi una rissa, non basta dire, Caio diede un pugno a Tizio e Tizio crollò a terra. Questa è la prima regola. Un’altra è avere un colpo di scena alla fine di ogni capitolo, per invogliare a proseguire la lettura. Ma devo dire che per me il carattere dei personaggi, l’ambientazione di un giallo, sono più importanti del mistero da rivelare, del puzzle da risolvere. Un regista che stava girando un film tratto dal ‘Il falcone maltese’, capolavoro di Dashiell Hammett, chiese delucidazioni all’autore su un passaggio che non gli tornava nella trama. Come mai, domandò il regista, il tale personaggio arriva in questo modo alla soluzione del delitto? E Hammett rispose: non lo so. Forse quel passaggio non tornava davvero, la soluzione non aveva senso. Ma Hammett scriveva come un dio e questa era la forza del suo romanzo”.

 

Puoi parlarci di uno dei tuoi personaggi preferiti che hai creato? Cosa lo rende speciale?

“Cito l’ultimo: Ossip Bernstein, ebreo ucraino, grande avvocato d’affari e grandissimo giocatore di scacchi, protagonista del mio ultimo romanzo ‘La mossa giusta’. Un uomo realmente esistito, tra fine Ottocento e anni Sessanta del Novecento: io ho romanzato la sua esistenza per riempire i tanti dettagli mancanti della sua vita reale. Cosa lo rendeva speciale? Avere avuto una vita davvero romanzesca, a cominciare da quando si trovò davanti a un plotone di esecuzione, durante la guerra civile russa, a Odessa, nel 1918, e un ufficiale gli domando se fosse il famoso giocatore di scacchi. Ossip rispose di sì, ma l’ufficiale non gli credette e allora gli propose di giocare una partita: se Ossip avesse vinto, lo avrebbe liberato, se avesse perso, lo avrebbe fucilato. Il mio romanzo comincia con questa scena”.

 

Come scegli l’ambientazione per i tuoi romanzi? Ci sono luoghi particolari che ti ispirano?

“Mi aiuta avere girato il mondo come giornalista: scrivo dei luoghi che conosco. Ho ambientato romanzi a Mosca, a Gerusalemme, a New York, in America centrale, a Londra. Ma anche sulla mia amatissima riviera romagnola, dove ho trascorso in vacanza le prime venti estate della mia vita e poi le prime venti della vita di mio figlio: per me, bolognese di nascita, la Romagna è la seconda patria”.

 

Qual è stato il feedback più sorprendente che hai ricevuto da un lettore?

“Ne metto insieme due: uno che, dopo avere letto ‘La mossa giusta’, mi ha detto che gli è piaciuto ma che era un po’ malinconico, e un altro che dopo averlo letto mi ha detto che gli è piaciuto perché gli trasmetteva speranza. Poiché è un romanzo sugli scacchi, sebbene non sia necessario conoscerne le regole per leggerlo, mi è sembrata una sintesi perfetta: come negli scacchi, nel mio romanzo c’è il bianco e il nero, il bene e il male, la speranza e la malinconia”.

 

Hai progetti o idee per futuri romanzi gialli che puoi condividere con noi?

“Uno lo sto scrivendo e ho idee per scriverne un’altra mezza dozzina. Ma per scaramanzia non posso condividerli finché non li avrò finiti! Sorry!”

 

Intervista di Paolo Pizzimenti

 

 

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