
Intervista a Giuseppe Saglimbeni: raccontare l’anima della Sicilia e l’universalità delle emozioni
Intervista n, 255

Giuseppe Saglimbeni, autore de Il Barone di Palagonia, ci accompagna in un viaggio attraverso le pagine del suo romanzo, svelandoci il dietro le quinte di questa affascinante opera. Con la sua scrittura profonda e coinvolgente, Saglimbeni cattura l’essenza della Sicilia e la complessità delle relazioni umane. Scopriamo insieme come un uomo, nato e cresciuto nel cuore del Mediterraneo, trasforma la sua passione per la storia e la vita in un capolavoro letterario.
Giuseppe, cosa ti ha ispirato a scrivere Il Barone di Palagonia?
Rispondere a questa domanda significa fare un passo indietro di più di una trentina d’anni. Preparavo l’esame di maturità e sentii una notizia in un tg locale: un morto ammazzato in un paese vicino al mio. E addio pomeriggio di studio. Fantastico un romanzo ambientato negli anni Trenta in Sicilia e, finita la maturità, scrivo il canovaccio dell’intero libro e successivamente qualche capitolo. Poi… poi la vita mi porta a fare altro, ma quell’idea mi è rimasta, così come il sogno di diventare un giorno scrittore. In un certo qual senso, sebbene si tratti di storie diverse, da quella fantasia di ragazzo ho tratto spunto ed ispirazione per scrivere Il Barone di Palagonia.
Francesco Inferrera è un personaggio complesso e ricco di sfumature. Come sei riuscito a creare un protagonista così vivido?
Ho avuto la fortuna di conoscere e vivere una mia bisnonna e i miei nonni e, da loro, ascoltando le loro storie, ho appreso quella che era la vita ai tempi della loro fanciullezza e giovinezza. Il personaggio di Francesco rispecchia il vissuto reale di tanti ragazzi del suo tempo, che del senso del dovere e di una forte caratura morale hanno fatto la loro vita.
Quanto della tua esperienza personale è presente nel libro?
Più di qualcuno mi ha chiesto se io mi sono immaginato in uno dei tanti personaggi del libro, compreso il protagonista. Ho sempre risposto che io non sono nessuno di loro. Posso però dire che io sono ogni parola del libro, e chi mi conosce bene sa dove trovarmi, in episodi da me narrati o in semplici frasi disseminate nel libro.
Il libro è stato definito “un romanzo storico indimenticabile”. Cosa significa per te questa definizione?
Che sia un romanzo storico è innegabile; che sia indimenticabile non dovrei essere io a dirlo. Eppure, più di qualcuno l’ha detto. Credo che questo dipenda dal fatto che, in qualche modo, la mia scrittura prova sempre a regalare agli altri le emozioni che io ho provato nel mettere nero su bianco quanto sentivo dentro. Emozionarsi oggi è un fatto raro e allora che ben venga quando un libro riesce a farci provare e vivere sensazioni ed emozioni forti. E forse è per questo che la parola “indimenticabile” può non essere un’esagerazione.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già in mente un nuovo libro?
Innanzitutto, l’aver scritto un libro mi ha aperto letteralmente una nuova vita perché, per una serie di concause, mi sono trovato a gestire una rubrica sul web in cui presento autori e libri. Questa è un’esperienza importantissima perché mi permette di confrontarmi quasi quotidianamente con altri autori e le loro storie. In merito alla scrittura vera e propria, ho da pochissimo terminato un altro libro, ambientato nella Sicilia post-impresa dei Mille, e ne ho in cantiere un altro ancora. Che dire, libri e sogni sono come le ciliegie: uno tira l’altro!
Intervista di Lisa Di Giovanni
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