INTERVISTA A GUIDO DOMINGO AUTORE DI
“NEMMENO UNA VIRGOLA”.
ROMANZO TRATTO DA UN FATTO DI CRONACA REALE
Oggi ho il piacere di intervistare Guido Domingo autore di “Nemmeno una virgola”, il suo romanzo di esordio.
Guido è nato il giorno di Natale del 1980 e vive a Cavaria Con Premezzo, un piccolo paese in provincia di Varese. Biologo e ricercatore scientifico con diverse pubblicazioni sull’argomento, è un appassionato di natura ed escursioni. È impegnato anche come cantante, con numerosi album e concerti all’attivo.
Autore di testi, si è cimentato anche nel mondo della prosa, scrivendo e pubblicando alcune poesie, “Nemmeno una virgola”.
La sua passione per la scrittura come e quando nasce?
Il mio amore per la scrittura nasce dalla passione che provo per la lettura. Filosoficamente direi che tra le righe mi sono cercato e inevitabilmente mi sono perso. Una passione che, come spesso accade, viene spinta da una forte esigenza di comunicare che inizia, magari, con canzoni, poesie, e infine approda alla prosa.
Come riesce a conciliare l’importante e impegnativo lavoro (biologo ndr) con la sua passione?
Ci dedico il mio tempo libero. Fortunatamente la trovo una passione defaticante, un momento di pace nelle mie caotiche giornate.
Ci racconti quale è stata la scintilla che ha dato vita all’idea…
L’idea nasce da un fatto di cronaca realmente accaduto, uno di quegli avvenimenti che trova spazio solo tra le ultime notizie di un telegiornale regionale. Un’anziana scopre delle vecchie lire ben nascoste in un obsoleto frigorifero, non ricordo a quando ammontassero, ma dovevano essere una cifra considerevole.
Ma forse, la vera ragione è che avevo da poco tempo assistito – impotente – alla morte di mia nonna materna, deceduta dopo aver vissuto per vent’anni su uno sdrucito divano, con il solo vocio di una televisione.
Quella morte era attesa; mia nonna si era dissolta lentamente, perdendo quasi tutte le caratteristiche della donna che era stata. Soffrivo al pensiero di dovermela ricordare in quel modo (si commuove ndr).
Cosa ha voluto dire con la sua storia?
Questo romanzo rappresenta un tentativo di ridare valore a tutte quelle esistenze che si consumano lentamente e silenziosamente. Il tema centrale del libro è la vecchiaia. Nel romanzo non ci sono nomi -o quasi- a indicare una perdita di identità avvenuta nell’anziana protagonista, che invece è ancora una donna e una madre, come dimostrerà pagina dopo pagina.
Ritiene che la verosimiglianza sia importante oppure no visto che si tratta comunque di fiction?
Personalmente si; fondamentale per facilitare l’immedesimazione nelle vicende e nella situazione psicologica ed emotiva dei personaggi del libro.
Cosa vorrebbe che le persone dicessero del suo romanzo?
Che ne sono state emozionate, nulla di più.
Che consigli darebbe, basate sulla sua esperienza, a chi come lei voglia intraprendere la via della scrittura?
Di iniziare a scrivere, il foglio si riempie da solo se c’è una vera esigenza comunicativa alle spalle.
Un pregio e un difetto dei protagonisti?
Il pregio dell’anziana è quello di aver mantenuto accesa una scintilla di vita, e di aver avuto il coraggio di lasciare che il fuoco divampasse, ancora una volta.
Il difetto – se così si può chiamare – è l’orgoglio che spesso le impedisce di chiedere aiuto.
In quale momento della giornata preferisce scrivere?
Con il buio, e un filo di musica in sottofondo.
Può anticiparci se ha in progetto un altro libro?
Un progetto in cantiere c’è. Una storia in cui i luoghi, le strade e le case, sono gli indiscussi protagonisti. Però prima vorrei coccolarmi ancora un po’ questo primo libro.
Come si descriverebbe con tre aggettivi?
Rurale, cocciuto ed emotivo.
Ci può raccontare, se c’è, un aneddoto sul suo libro?
Nel libro si parla di un luogo che esiste realmente, ma ho deciso di mescolare un po’ le carte cambiandogli il nome, anche se tra i lettori molti lo hanno riconosciuto lo stesso (sorride ndr).
Guido grazie mille per la chiacchiera e in bocca al lupo.
Vincenzo Capretto
TRAMA:
Questa è una storia che comincia dal fondo di una vita divenuta marginale, erosa dalla quotidianità, in cui solo apparentemente nulla cambiava. La Vecchia da anni aspetta sola in un appartamento, lottando contro gli acciacchi dell’età, in punta di piedi sul mondo. Il rapporto con la Figlia è poco più di una procedura, da ripetere ad ogni incontro. La scoperta di alcune lire, ormai inutilizzabili, la obbligherà ad un’avventura che rimetterà in gioco il presente e il passato della sua famiglia. Sarà sostenuta da un premuroso Vicino e da un’Insegnante, occhi maiuscoli e aria di scogli sbattuti tra i capelli. L’estate sembra già meno complicata, più accordata. Più il viaggio si fa arduo più il cuore della Vecchia è restaurato da una gioia che lo sfiora. Scritto con linguaggio dolce e poetico, questo romanzo cerca di riscrivere un finale scontato, celebrando la forza dei legami familiari e della natura.
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