Intervista a Jacopo Bressan della Libreria Il Giralibri di Mestre
Intervista n. 202
Intervista librerie n. 77
Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?
Mi chiamo Jacopo e ho aperto Il Giralibri ad ottobre 2020, tra gli scaffali della libreria ho conosciuto Sofia che da frequentatrice è diventata dopo circa un anno la persona con cui gestisco la libreria.
Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
La nostra clientela è prevalentemente abituale, non possiamo tracciare un profilo tipico perché diversissime tra loro sono le persone, e soprattutto le letture che affrontano. Di sicuro quello che le accomuna è la volontà di frequentare una realtà come la nostra, con i relativi pro e contro ovviamente. Giusto per fare un esempio, essendo noi una libreria piccola e con una nostra proposta, può capitare che il libro cercato non sia immediatamente disponibile, la pazienza di attendere qualche giorno in cambio di qualche chiacchiera in più tra i libri diviene la soluzione in questi casi.
Lettori si nasce o si diventa?
Non penso che un’ipotesi escluda l’altra, di certo nascere in una famiglia di lettrici e lettori aiuta, crescere circondati da libri favorisce lo stimolo e la possibilità, ovviamente, di avervi accesso, ma ci sono un sacco di persone che ci arrivano in un secondo, terzo, quarto…momento, ciascuno attraverso il proprio percorso.
Essere librai nel 2024: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?
Personalmente non mi definisco ancora libraio, faccio questo lavoro da poco, un po’ più di tre anni, diciamo che per ora mi limito a vendere libri e a dare un po’ di consigli di lettura, di sicuro non riesco a fare paragoni con il passato. Di certo il libro fisico ad oggi rappresenta un collegamento col passato, non so dire se sopravviverà o meno allo sviluppo tecnologico, o per quanto, penso che chi frequenta librerie come la nostra una componente nostalgica in qualche modo la abbia. Come lettore ad oggi mi sento diverso dal passato esclusivamente per la professione che svolgo, non ritengo sia cambiato nulla, ma ovviamente rimane la mia impressione personale.
Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?
Il fenomeno Tiktok penso sia sotto l’occhio di tutti, i libri hanno ricevuto un’accelerazione notevole tra gli adolescenti di oggi grazie alla diffusione di profili che li promuovono e ne parlano, soprattutto lì, ma anche su altre piattaforme. Noi curiamo i nostri social (Instagram e Facebook) quotidianamente, sono un canale credo fondamentale per chiunque abbia un’attività, il mezzo più rapido per esprimersi e presentarsi su larga scala.
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Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come I leoni di Sicilia e La portalettere, per citarne alcuni, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?
Noi abbiamo una proposta di titoli molto orientata verso l’editoria indipendente, difficilmente quelli che occupano le prime posizioni nelle classifiche riscuotono grande successo al Giralibri, alle volte non si trovano nemmeno tra gli scaffali. Come ho detto prima in molti casi la circolazione attraverso i social aiuta, ma sono d’accordo che spesso il peso di un libro si misuri dalla capacità di farsi successo attraverso il passaparola, che ritengo sempre la fonte più affidabile.
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Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?
Ancora una volta non saprei esprimermi, in virtù del modo in cui noi ci approcciamo a questo lavoro, ne approfitto però per suggerire tre titoli che tormentoni non sono ma che ritengo valga la pena di affrontare. Luce d’estate di Jón Kalman Stefánsson pubblicato da Iperborea, Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo, pubblicato da Sur e Quel che si vede da qui, di Mariana Leky, pubblicato da Keller. Questi sono i nostri “tormentoni”.
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In molti, sul nostro gruppo FB, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?
Purtroppo su questo sono d’accordo, penso incida molto anche il modo in cui i giovanissimi ad oggi crescono, l’accesso ai contenuti digitali è molto spesso legato ad informazioni brevi e di rapida consultazione, di conseguenza la soglia di attenzione è sempre più bassa, affrontare un libro viene vista come un’impresa titanica. Si stanno sviluppando molto i manga, che di sicuro sono più immediati. Forse coinvolgerli a scuola con letture contemporanee e accattivanti potrebbe riservare delle piacevoli sorprese, ma di sicuro ci sono molti altri modi, anche il fatto che nel mondo social i libri stiano acquisendo una propria reputazione aiuta di certo, come abbiamo detto prima.
Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?
Per il futuro dell’editoria penso sia un passaggio necessario, basti guardare ai giornali, che su questo sono già avanti, il cartaceo sta quasi scomparendo. Per la nostra attività penso sia una minaccia, ma come lo possono essere i negozi digitali, i siti di scambio libri. Tutte modalità che ovviamente non condanno, che la lettura circoli in tutte le forme (magari non attraverso un grossissimo rivenditore di qualsiasi cosa online, ecco, quello non mi va tanto giù), ma che al tempo stesso sicuramente indeboliscono una libreria fisica.
Consigliate tre libri (editati negli ultimi anni), secondo voi imperdibili, ai nostri lettori, motivandone la scelta.
L’anno della lepre, di Arto Paasilinna, Iperborea,
un libro a cui sono molto affezionato, per la capacità di raccontare con ironia e spensieratezza come anche nei momenti in cui si crede di esser giunti ad un punto morto, anche quando tutto ciò che abbiamo attorno sembra schiacciarci, vi sia sempre una via di fuga, e spesso questo momento non è altro che l’occasione per intraprendere un percorso più avventuroso e autentico, più prossimo a noi stessi. Arto Paasilinna, ex guardaboschi oltre che scrittore e giornalista, ambienta i suoi romanzi – o meglio, novelle, come le chiama lui – nella natura finlandese, la città spesso è il luogo da cui fuggire, è nei boschi e soprattutto lontano dagli assembramenti umani, che i suoi protagonisti trovano rifugio. Oltretutto la sua narrazione è caratterizzata da un’ironia irriverente e mirata difficile da ritrovare. Mi sono sempre riconosciuto molto nel suo pensiero, ed è questo che mi ha fatto amare i suoi libri, dal primo all’ultimo.
Lonesome dove, di Larry McMurtry, Einaudi,
un’epopea western in cui immergersi rimanendo in apnea fino all’ultima parola, quasi mille pagine che scorrono ininterrottamente, il romanzo di una traversata alla scoperta del Montana, l’odissea tra le Grandi Pianure di uno sgangherato gruppo di cowboy capitanato da due rangers in pensione, Augustus McCrae e Woodrow Call, personaggi costruiti in maniera mirabile. Lonesome dove è uno dei nostri consigli abituali in libreria, e pochissime ad oggi sono le persone che, dopo aver preso il coraggio di affrontare la mole del romanzo, non ne siano rimaste stregate.
Ogni mattina a Jenin, di Susan Abulhawa, Feltrinelli,
quattro generazioni di palestinesi costretti ad abbandonare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele, si potrebbero dire un sacco di cose su questo romanzo ma visti i tempi che viviamo mi limito a suggerire a chiunque di leggerlo, di modo da comprendere meglio il nostro presente attraverso una lente sul passato. Non sarà facile affrontarla, ma di certo, per chi ancora dovesse farlo, una lettura necessaria oggi.
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