Intervista a Maria Grazia Calandrone che ci ha parlato del suo ultimo romanzo Magnifico e tremendo stava l’amore

Tra storia e biografia: intervista a Maria Grazia Calandrone che ci ha parlato del suo ultimo romanzo Magnifico e tremendo stava l’amore

 

Intervista n. 224

 

Maria Grazia Calandrone

 

1 Per prima cosa le chiederei di presentarci il suo ultimo romanzo “Magnifico e tremendo stava l’amore.

Magnifico e tremendo stava l’amore ricostruisce un caso di cronaca nera al quale mi sono interessata per ragioni anche personali, come spiegherò più avanti. Si tratta dell’omicidio di Domenico Bruno per mano della ex moglie Luciana Cristallo, la quale aveva subito decennale violenza da parte di lui. Il libro intreccia la cronaca giudiziaria alla poesia e all’analisi biografica ed emotiva di tutti i protagonisti della vicenda, cercando di rendere ragione e giustizia dei comportamenti di tutti: sia della violenza di Domenico, sia del caparbio rimanergli accanto di Luciana, nonostante la nascita di quattro figli.

 

2 Quest’opera parte da un fatto di cronaca realmente accaduto, quali sono gli eventi che più l’hanno colpita?

Primo fra tutti il fatto che Luciana Cristallo e Fabrizio Rubini abbiano gettato il corpo di Domenico Bruno nel fiume Tevere, lo stesso luogo nel quale mia madre e mio padre nel 1965 decisero di togliersi la vita. E poi il fatto che Luciana Cristallo, proprio come mia madre Lucia Galante, sia stata oggetto per lunghi anni di violenza domestica.

 

 

3 Gli eventi narrati hanno un epilogo che difficilmente si potrebbe immaginare, viene da pensare che nella vita non si può nè deve dare niente di scontato, condivide?

Si sente dire spesso che la realtà abbia una fantasia più grande dell’immaginazione umana. In questo caso l’epilogo della storia è una decisione destinata a fare giurisprudenza, perché la giudice Evelina Canale ha espresso una sentenza molto coraggiosa, ha voluto cioè dare completamente credito alle parole di Luciana Cristallo, assolvendola per legittima difesa. Credo che, se un romanziere avesse inventato questa storia, i lettori l’avrebbero ritenuta poco credibile, manipolata in funzione ideologica.

 

4 Quando si affrontano fatti di sangue o situazioni comunque incresciose si ha la tendenza a considerare solo la vittima, quanto è importante scavare nel profondo e cercare di dare una visione piu completa possibile al lettore?

Ho potuto ragionare profondamente sulla vita di tutti i protagonisti perché ho richiesto l’accesso alle decine di migliaia di pagine degli atti processuali, dai quali sono emerse caratteristiche, abitudini, retroscena che era impossibile non considerare determinanti al fine della ricostruzione delle personalità. Il racconto dell’infanzia di Domenico Bruno, per esempio, mi ha molto illuminata – come dicevo – nel comprendere le ragioni della sua violenza, senza assolutamente giustificarla, ma capendo quali fossero i motivi che lo spingevano ad alzare le mani contro la propria compagna, che pure diceva di amare fortemente.

 

 

 

 

5 Nel libro torna la tragica fine dei suoi genitori, il fatto da cui prende il via “Dove non mi hai portata”. Al di là dell’aspetto personale che sicuramente è forte, quale contributo possono dare opere come queste nel delineare il quadro del Paese di allora e nell’evitare di dare per scontati dei diritti acquisiti un tempo impensabili?

La domanda coglie perfettamente la mia intenzione. Mi piacerebbe che, in casi come questi, la letteratura fosse proprio testimonianza delle difficoltà che hanno incontrato uomini e donne per arrivare alle conquiste legislative delle quali oggi possiamo godere (divorzio, Codice Rosso, per esempio, due temi dei quali mi occupo nei romanzi). Ritengo importantissimo non lasciar declinare l’attenzione di tutti sui diritti, visto che, purtroppo, non sembra mai possibile crederli definitivamente conquistati.

 

6 Con il sempre crescente numero di femminicidi e una diseguaglianza di genere sempre ben presente viene da pensare di progressi se ne siano fatti pochi rispetto ai fatti narrati, non trova?

Credo che i dispositivi di legge, in materia di tutela delle donne, siano ancora tragicamente inefficaci. Il Codice Rosso è una misura intelligente, ma la realtà dimostra che è impossibile tutelare le donne una per una, perché – ovviamente – non abbiamo a disposizione un numero equivalente di persone che possano proteggerle. In concreto: in Italia (né in alcun luogo) è disponibile un agente, una “guardia del corpo”, per ogni donna in pericolo. È dunque determinante lavorare sulla cultura di uomini e donne e sulla tempestività degli interventi. Sono perciò assolutamente favorevole all’incremento dei Centri di ascolto per uomini maltrattanti, che da qualche anno si stanno diffondendo in Italia. Trovo assolutamente necessario che gli uomini si rendano parte attiva nel comprendere i segnali di pericolo da loro stessi emanati, fin dai primi comportamenti ossessivi dai quali sono agiti e che purtroppo, nella maggior parte dei casi, si trasformano in tragici sviluppi.

 

7 Quanto è difficile affrontare passaggi così intimi e profondi della propria vita e trasmetterli con la parola scritta? Penso anche a un’opera come “Splendi come vita“.

Non è difficile nel momento in cui l’intenzione è mettere a disposizione una storia perché altri si possano specchiare e possano forse, così, sentirsi compresi. Nel caso di Splendi come vita viene messa in scena la relazione ambivalente con una madre, che rimane comunque piena d’amore. La mia intenzione era raccontare la certezza della sopravvivenza di questo amore. Solo dopo le reazioni dei lettori mi sono resa conto che, alla relazione con la madre, si aggiungeva il fatto che questa madre fosse adottiva e dunque il libro è diventato una specie di manifesto d’amore dei figli adottivi, e ho avuto testimonianza che abbia fatto bene ad alcune famiglie.

 

 

 

 

8 Oggi la comunicazione e il confronto/scontro passano sempre più spesso attraverso i Social, qual è il suo rapporto con questa realtà?

Mi incuriosiscono e mi divertono. Tranne Tik tok che, in verità, mi preoccupa, tanto che ho speso alcune pagine di Magnifico e tremendo stava l’amore a rintracciare le radici di questo stereotipato depezzamento del corpo femminile nella televisione commerciale degli anni Ottanta. In ogni caso, l’algoritmo della rete è un serio pericolo per bambini e adolescenti, che mai – e sottolineo mai – vanno lasciati senza controllo. Per quanto possibile, ovviamente. Ma le immagini di perfezione che i social (soprattutto TikTok) propongono sono una continua minaccia all’amore di sé dei ragazzini, tanto che alcuni arrivano ad attaccare il proprio corpo reale, si sono fatti concretamente male a causa del disprezzo del proprio corpo reale, dopo averlo messo a confronto coi modelli impossibili proposti dai social e a volte raggiunti a causa di manipolazioni mirate. Parlo di anoressia, di autolesionismo o di challenge estreme.

 

9 Come ultima domanda una curiosità: qual è la spinta che porta a passare dalla poesia alla prosa? E quali messaggi sente di veicolare con una forma artistica piuttosto che un’altra?

Ho cominciato a scrivere prosa perché avevo necessità di raccontare una storia e non sarebbe stato possibile farlo in poesia se non scrivendo un poema, cosa che non avevo intenzione di fare. Prosa e poesia, nel mio caso, sono comunque unite dalla musicalità e dal ritmo. La poesia è la lingua del mistero, mentre la prosa è, più spesso, la lingua della spiegazione e della narrazione. Faccio un uso alternativo di entrambe, mescolandole nelle stesse pagine a seconda della necessità narrativa o suggestiva del momento che affronto.

 

Recensione di Enrico Spinelli

 

 

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