Intervista a Mario Attilieni, autore della trilogia fantasy: “L’impero delle clessidre”, “La vendetta degli unicorni” e “La profezia d’Autunno”.

Intervista a Mario Attilieni, autore della trilogia fantasy: “L’impero delle clessidre”, “La vendetta degli unicorni” e “La profezia d’Autunno”.

 

-Quando e come è nata l’idea di scrivere una trilogia fantasy?

Quando avevo diciotto anni lessi la poesia di J.L.Borges “La Dicha” e mi colpì il verso “chi guarda una clessidra, vede la dissoluzione di un impero”. Allora mi dissi che un giorno avrei scritto un fantasy dal titolo “L’Impero delle Clessidre”.

-Perché ha scelto come protagonisti proprio un padre e un figlio?

Dante e Achille non sono solo padre e figlio, sono rispettivamente l’Autore e il Lettore del libro. Se ci pensiamo bene la dinamica è esattamente quella: quando leggiamo un libro, l’autore è il nostro papà (o la nostra mamma), che ci guida attraverso quel mondo inventato da lui, poco alla volta ce ne fa conoscere tutti gli aspetti.

-In cosa è diversa la sua opera rispetto ai fantasy già in commercio?

È decisamente un fantasy crossover, non so se degli altri si possa dire lo stesso. Emergono in chiave fantasy tanti importanti aspetti della nostra realtà economica, sociale, politica. In particolare la sfida è stata quella di riprodurre internet in un medioevo pagano e magico. Mediante la magia sono stati addomesticati dei draghetti volanti che portano in giro per il Continente manufatti, lettere. Aiutano a commerciare e comunicare proprio come internet. Tuttavia anche le ricadute negative in termini economici, culturali, sociali sono le stesse.

 

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-È previsto un quarto capitolo, o la saga è finita con la profezia d’autunno?

Verrà pubblicato a breve un quarto capitolo, un vero e proprio sequel, che comincia laddove “La Profezia dell’Autunno” termina. Sono previsti anche una serie di spin off, sempre ambientati nel medesimo universo espanso. Saranno sia direttamente collegabili con la storia principale, sia leggibili in maniera indipendente.

– Nel suo testo afferma che uno scrittore è un po’ come Dio. Quanto è difficile “abbandonare i propri personaggi” concluso un manoscritto?

Più che abbandonarli è difficile ucciderli! In particolare ho molto sofferto per la morte di un personaggio. Ciò detto, se scrivessi il romanzo daccapo, reitererei il delitto, non sono pentito. Nel primo libro aggiungo anche che, proprio perché lo scrittore è il Dio dell’universo letterario che crea, tutti dovrebbero scrivere un romanzo per provare a capire Dio. C’è un ulteriore aspetto: scrivere (e leggere) è un modo per rendersi immortali, si legge e si scrive per vivere altre vite che non si ha tempo di vivere nella nostra perché troppo breve.

 

 

 

Nell’impero delle clessidre, fa riferimento alle Amazzoni. Le stesse fanno gruppo contro un mondo “maschio” che non le vuole. Il mondo in cui viviamo, secondo lei è a prova di donna?

In realtà “i Regni dei Maschi”, come li chiamano loro, non è che non le vogliono. Le vogliono alle proprie condizioni, cioè sottomesse. Sono loro che se ne vanno, si ribellano ai padri e ai fratelli che decidono di venderle come bestiame per suggellare accordi politici ed economici. Al tempo stesso nel testo io sono molto chiaro: il regno delle Amazzoni, un regno di sole donne, non funziona. Come non funziona il regno degli Unicorni, che sono tutti uomini. Le donne e gli uomini sono complementari. Quanto al nostro mondo, purtroppo non è ancora a prova di donna, anche se i passi in avanti sono stati notevoli negli ultimi decenni (e velocissimi) se si confronta la storia dei millenni precedenti. Nel piccolo del nostro panorama italiano, per esempio, non mi sarei aspettato di vedere una donna Presidente del Consiglio, la cosa mi ha fatto molto piacere.

 

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-Da cosa ha preso spunto per dividere le regioni coi nomi di “Morgania”, “Gianubia”, “Vasazia” ed “Ebania”? Potendo scegliere sarebbe cittadino di quale regione e perché?

Mi sono divertito moltissimo nella ricerca dei nomi dei luoghi, dei personaggi e delle Casate. Ci sono moltissimi “Easter Egg” disseminati per tutta la narrazione. Nello specifico i primi tre regni sopra citati prendono spunto da come in tedesco, in arabo e in sanscrito si indicano i punti cardinali. “Ebania” fa riferimento alla pelle degli abitanti, bellissima come il legno dell’ebano. Dove vorrei abitare? Intanto sarei suddito e non cittadino. Ciò detto, in Ebania il clima è bellissimo, come la nostra Sicilia (attenzione: nel mio Continente a Nord fa caldo e a Sud fa freddo, come in un emisfero australe). In Morgania il Re è un bambino, ma chi governa per suo conto è una donna molto illuminata. Per parafrasare Mark Twain potrei dire che preferisco l’Ebania per il clima e la Morgania per la compagnia.

-Prima di scrivere questa trilogia fantasy, era appassionato di saghe? Quale e perché è la sua preferita?

Sicuramente la mia saga paga un forte tributo al mondo del Trono di Spade, è la cosa più evidente a prima vista. Se si scava più in profondità, però, si possono intravedere i riferimenti a quello che è stato il mio primo amore da bambino, “il Mago di Oz”, anch’esso un romanzo crossover sui temi socio-economici.

 

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-Nel suo testo afferma che il tempo non ha prezzo. Può spiegarci meglio questa affermazione?

Il Continente si chiama Zimania e anche qui c’è un riferimento all’ebraico “zman”, che nel Talmud definisce le varie parti del giorno. Il tempo è l’unica cosa che conta, questo è il mio punto. Spesso diciamo che “il tempo è denaro”, “il mattino ha l’oro in bocca”, “non ho tempo”, “non farmi perdere tempo”. E, anche se non capiamo davvero l’importanza di quello che diciamo, intuitivamente ne siamo consapevoli. Nel romanzo il vecchio e potente Imperatore Oriam aveva grandi eserciti, potere assoluto ulteriormente rafforzato persino dall’uso della magia. Ma tutto questo non è servito a renderlo felice perché un po’ alla volta tutto, sua moglie, i suoi figli, la sua vita stessa, gli sono scivolati via tra le dita.

 

 

-Il personaggio del principe degli Unicorni a tratti sembra buono e a tratti cattivo. Qual è la sua vera natura?

Il Principe Orior è un personaggio complesso, molto complesso. Forse proprio come ognuno di noi. In lui è costante la tensione tra ambizione e senso del dovere, tra passato e futuro. Nel mezzo c’è un eterno presente, sogna di sedere sul trono situato nella Sala del Tempo, un ambiente mastodontico protetto dalle enormi sei clessidre di cristallo che colano oro finissimo. La nostra vita è preziosa e fragile come il cristallo, il tempo, l’abbiamo già detto, è oro puro.

-Quali sono i suoi progetti letterari futuri?

Tanti. E molto ambiziosi. Tutti nell’ottica di sviluppare questo universo espanso. A parte il sequel di cui dicevo prima, sto scrivendo uno spin off. Menzionavamo internet nel mondo fantasy: ecco sto lavorando alla storia di una Regina, che per sfatare una maledizione d’amore, mediante l’uso della magia, inventa un sistema corrispondente a Tinder. Forse è questa la vera guerra: magia contro tecnologia.

Post Scriptum: la maggior parte dei miei lettori mi sta chiedendo lo spin off delle Amazzoni.

 

Di Lisa Di Giovanni

 

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