IO SO CHI SEI, di Paola Barbato
Primo libro per me di quest’autrice, alla quale sono giunta per una specie di effetto osmosi transitando per i libri del marito Matteo Bussola.
La signora Barbato aveva dichiarato in un’intervista che avrebbe ritenuto ben riuscito il suo lavoro se avessimo trovato insopportabile l’inettitudine della protagonista Lena.
Voglio quindi partire con il rassicurare l’autrice: Lena è disturbante e il suo lavoro è riuscito bene.
La trama:
Lena, a 2 anni di distanza dalla presunta morte del fidanzato Saverio, riceve un misterioso cellulare identico a quello che possedeva il suo compagno all’epoca della sparizione.
L’apparecchio può solo ricevere SMS e chiamate, è bloccato in uscita.
Nel giro di qualche giorno quel cellulare diventa il portatore di richieste terribili per Lena che, convinta di poter riabbracciare Saverio, si scaraventa da sola in un vortice di violenza e morte.
Come già detto Lena non ha spina dorsale, non prende decisioni sensate ed è anche incapace di affidarsi a chi la spina dorsale e un minimo di sale in zucca sembra averli.
Sbaglia tutto già da prima di ricevere il cellulare: si adatta a Saverio, riducendosi a essere la sua bambolina “mai abbastanza”.
Il loro è un amore malato e probabilmente a senso unico: lei lo ama, lui la tiene.
Lena, per Saverio e i suoi amici, non è abbastanza animalista, non è abbastanza povera, non è abbastanza anticonformista, non è abbastanza sbandata.
Passa gli anni della loro relazione ad adattarsi a uno stile di vita diverso da quello che le è appartenuto fino a quel momento senza mai trovare un posto suo nel covo del compagno. Lena è la compagna di Saverio, e viene identificata così da tutti: in quel ruolo, come fosse uno scomodo allegato e niente più.
Alla scomparsa di lui, a Lena resta un enorme cane che non la tratta meglio di Saverio e un vuoto che non riesce a colmare.
Poi, il cellulare. I comandi terribili da eseguire. Il prezzo per la vita di Saverio è alto. Ma Lena paga, senza sapere quante siano le rate in totale.
Le prime 300 pagine sono state un’agonia, sono onesta. Sono 300 pagine di Lena, dei suoi vuoti esistenziali, del suo amore fastidioso e malato, della sua arrendevolezza sconsiderata a comandi disumani, della sua speranza vomitevole verso un uomo che non la ama.
Poi, grazie a Dio, arriva Caparzo, il personaggio svolta del romanzo.
Un uomo ambiguo, dal linguaggio basilare ma dal cervello pluridimensionale.
Da lì la lettura diventa finalmente avvincente, la trama acquisisce un ritmo ben più incalzante e finalmente subentra anche una vera indagine.
Vale la pena soffrire per 300 pagine per goderne qualcuna di meno fino alla fine?
Ritengo di sì.
La Barbato comunque tesse una trama molto complessa, forse troppo, e la prima parte, non gradevole e quasi fastidiosa, è frutto di una scelta precisa dell’autrice.
Discutibile? Probabilmente sì, ma tecnicamente è anche indizio di un non trascurabile talento.
In realtà Io so chi sei non è sufficiente a dare un giudizio assoluto sull’autrice dato che fa parte di una trilogia.
Se la Barbato è riuscita a tirare le fila in modo sensato e credibile di tutta la vicenda lo scoprirò solo una volta giunta al termine del terzo libro. Ho iniziato il secondo, Zoo, con qualche perplessità in merito alle troppe cose lasciate in sospeso nel primo romanzo.
Sono una lettrice molto esigente sul genere thriller (e sfumature varie ed eventuali), e sono davvero curiosa di scoprire se l’autrice è riuscita a giungere alla fine della trilogia senza tralasciare NULLA.
Ad ogni modo consiglio la lettura di Io so chi sei, ma devo avvertire i lettori sull’assenza di un finale e sulla necessità di sopportare 300 pagine di vicende non molto avvincenti prima di poter godere di un ritmo piacevole.
Recensione di Giulia Baroni
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IO SO CHI SEI Paola Barbato
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