IO SONO IL TENEBROSO, di Fred Vargas (Einaudi)
Estratto
Io sono il Tenebroso, – il Vedovo, – lo Sconsolato,
Il Principe d’Aquitania dalla torre abolita:
La mia unica Stella è morta, – e il mio liuto costellato
Porta il Sole nero della Malinconia
Nella notte del Sepolcro, Tu che mi hai consolato,
Restituiscimi Posillipo e il mare d’Italia,
Il fiore che piaceva tanto al mio cuore desolato,
E la spalliera dove la vite si intreccia alla rosa.
Sono Amore o Febo?… Lusignano o Biron?
La mia fronte è ancora rossa per il bacio della Regina;
Ho sognato nella Grotta dove nuota la Sirena…
E per due volte vincitore ho attraversato l’Acheronte:
Modulando di volta in volta sulla lira di Orfeo
I sospiri della Santa e le grida della Fata.
G. de Nerval
Commento
Dopo il caso del collezionista di macchine da scrivere, il Tedesco ha appeso il suo intuito al chiodo, lo sanno tutti. Ora è Bismarck il suo lavoro: una certosina opera di traduzione, che gli permette di guadagnarsi da vivere dopo il suo “pensionamento anticipato” dal ministero.
Il giornale lì sul tavolo però lo chiama. A pagina 6 si parla di un omicidio, anzi di una seconda donna assassinata probabilmente con delle forbici.
Non è affar suo però: lui ha Bismarck e conta solo lui.
E poi c’è Marthe, nei guai, che viene a bussare alla porta del Tedesco in piena notte. Se potesse parlare Bufo, il suo rospo, direbbe che il giornale si era stancato di attirare l’attenzione ed era passato alle maniere forti.
Il Tedesco non può far finta di nulla: Bismarck può aspettare, Marthe ha la precedenza su tutto e su tutti.
Bisogna trovare il modo di nascondere il bambolotto di Marthe. La polizia gli sta alle costole.
A pensarci bene il Tedesco dovrebbe portarcelo lui dalla polizia, visto che, un po’ a modo suo, ma la rappresenta.
Invece lo porta alla topaia, dagli evangelisti.
Secondo me medesima, in quanto che non c’è del tutto la sicurezza in carne e ossa che è proprio lui che stanno cercando, ma d’altronde è quasi certo che… E’ ufficiale, Clement col suo linguaggio stranamente forbito, ha contagiato non solo gli abitanti della topaia e il Tedesco, ma anche me!
Della trama ho già svelato troppo! Posso aggiungere che in questa avventura la scrittrice si è parecchio divertita a disseminare di vicoli ciechi le indagini strampalate degli evangelisti, capeggiati dal Tedesco, che vediamo aggirarsi come una trottola nei meandri del cimitero di Montparnasse, con una bottiglia di vino (quello buono) in mano. L’autrice, ad un certo punto, dà a noi lettori la certezza di aver addirittura scoperto l’assassino! Ma loro come ci riusciranno?
Mi dimenticavo un particolare essenziale! Riflettete sulla bellissima poesia che ho citato all’inizio… date almeno voi lettori un po’ di credito a San Matteo… difficilmente sbaglia!
Recensione di Rita Annecchino
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