IO SONO VIVO VOI SIETE MORTI Emmanuel Carrere

IO SONO VIVO, VOI SIETE MORTI, di Emmanuel Carrere (Adelphi – settembre 2022)

 

 

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“Quel tizio completamente fuori di testa, ne avrà sentito parlare, quello dell’articolo su Rolling Stones”

Sospendete il giudizio, o voi che entrate.

“Io sono vivo, voi siete morti” è una biografia di Philip K. Dick, grandissimo autore di fantascienza dell’America di metà 900, rispettato e amato da migliaia di lettori e, per quanto riguarda i colleghi scrittori, da niente di meno che Stanislaw Lem (l’autore di “Solaris”).

Capiamo subito come potrebbero girare le cose, perché la sua biografia inizia con una tragedia. La sua sorella gemella Jane muore di stenti a poco più di un mese di vita. Sulla lapide della piccola tomba accanto al suo nome viene inciso quello del fratello sopravvissuto, seguito dalla data di nascita e poi uno spazio bianco. Grottesco è dire poco.

“Quali abissi nascondono gli altri? Peggio ancora, si chiedono i più intelligenti, quale abisso ciascuno porta dentro di se’? Che genere di incubo sarebbe il proprio universo per gli altri, se fossero costretti a viverci?”

Come funzionava il cervello di un visionario come Philip K. Dick? E che incubo sarebbe per noi vivere nell’universo di Philip Dick? Se un po’ possiamo immaginarlo leggendo i suoi libri, a conti fatti non potremmo mai conoscere la reale portata della devastazione. Potremmo leggere la sua Esegesi, oppure iniziare con questa strepitosa biografia uscita dalla penna di Carrere.

Dick soffriva di vertigini, era asmatico, ansioso, tachicardico, agorafobico, ipocondriaco, paranoico, a tratti psicotico. Abusava di stimolanti e psicofarmaci ed è stato ricoverato in una clinica per tossicodipendenti. Aveva allucinazioni, delirava, sembra che gli fosse stata diagnosticata una lieve forma di schizofrenia, andava dallo psichiatra fin dall’età di 14 anni. Ma questo non basta per descrivere la vita travagliata e stra-ordinaria di un Autore che ha lasciato moltissimo ai posteri, un grande visionario, un uomo di cultura e uno studioso di filosofia e teologia.

Dick ha sempre fatto della ricerca della verità e del modo in cui la percepiamo un punto cardine non solo dei suoi libri, ma della sua stessa esistenza. La sua vita era tutta un grande “E se…?”. E se qualcuno lo stesse spiando? E se il governo lo stesse controllando? E se qualcuno lo stesse sabotando? E se vivessimo in realtà nel 70dC e il mondo dell’America degli anni 70 fosse una costruzione per farci credere un’altra cosa? E se in realtà l’America fosse sovietizzata? E se qualcuno stesse cercando di fargli il lavaggio del cervello? E se qualcuno lo avesse rimpiazzato con un androide? E se la realtà fosse una stanza nera con un proiettore di immagini a cui vogliono farci credere? E se a essere morto fosse stato lui e non la sua gemella? E se fossimo tutti morti?

Il mondo è un grande velo di Maya e dietro cosa c’è?

Dick pensava di essere uno dei pochi “risvegliati”, uno delle rare persone consapevoli di vivere in un mondo di finzione e che la realtà vera, la verità reale, fosse un’altra. Si sentiva portatore di un segreto, un segreto fondamentale a cui nessuno avrebbe dovuto avere accesso, motivo per cui si sentiva controllato dal Governo e dall’FBI.

“Per quanto si possa essere affezionati all’idea che non esiste un’unica verità oggettiva, ma solo diversi punti di vista, bisogna riconoscere che le versioni di Stanislaw Lem e di Peter Fitting, il capo del “gruppo marxista”, rispecchiano quella che per la maggior parte di noi è la realtà, mentre quella di Dick risulta accettabile solo all’interno di un sistema palesemente delirante”

Un altro tema a lui particolarmente caro era il rapporto tra umano e divino. Il concetto di divinità l’ha ossessionato per gran parte della sua vita e ha marcato in modo particolare gli ultimi anni, durante i quali ha scritto ben 8000 pagine di “appunti” interpretativi della sua vita, delle sue visioni, dei suoi sogni, dei suoi romanzi; 8000 pagine che probabilmente nessuno ha mai letto per intero ma che sono state riassunte in un testo noto come “Esegesi”. Dick credeva nell’esistenza di un Demiurgo tendenzialmente maligno (in un libro gli ha dato il nome di Palmer Eldritch) e di un dio che invece chiamava Valis (Vast Active Living Intelligence System) o Ubik (da ubique=ovunque). Nella testa di Philip Dick, Valis si era servito di lui perché trascrivesse le Sue parole nella forma più contemporanea per quei tempi, ovvero quella del romanzo di fantascienza. Ma non è tutto.

“In lui c’era un visionario che Dio aveva scelto per diffondere la sua parola nell’America della seconda metà del ventesimo secolo, ma c’era anche un altro personaggio che denunciava instancabilmente l’inganno di cui il primo era vittima. Notte dopo notte i due si contendevano il controllo dell’Esegesi”.

Verso la fine quindi in Dick dimoravano due personaggi (e prima era convinto che l’apostolo Tommaso vivesse nel suo corpo): lui stesso e un certo Horselover Fat (suo alter ego elleno-germanico, visto che fat traduce il termine tedesco dick=grasso e horselover=philippos=amico dei cavalli). In questa configurazione, Horselover Fat era il pazzo, Dick l’amico ragionevole.

“Dick era convinto di essere lucido, mentre Fat accettava di passare per pazzo. Eppure, aggiungeva, per quanto incredibile potesse sembrare, la verità era dalla sua parte”.

L’esperienza del manicomio, dopo un tentativo di suicidio, è stata per lui la rivelazione finale. Non Dio aveva incontrato e nemmeno Satana: Jane, semplicemente Jane, la sua gemella, la parte morta di se stesso. O forse a essere morto in realtà era lui.

È stata una vita tragica quella di Philip K. Dick, e Carrere è stato straordinario nel raccontarcela. Impossibile non farsi coinvolgere, impossibile non empatizzare. Un autore tormentato, con un abisso dentro di se’ che lo risucchiava fino al nero più nero. Carrere ci fa vivere il dramma e la desolazione di una vita vissuta sul filo di separazione della sanità mentale dalla genialità visionaria. Philip Dick era una personalità complessa, e complessi e multilivello sono i suoi libri.

Unica pecca di questa biografia altrimenti -per me-ineccepibile: Carrere fa spoiler dei suoi principali romanzi. Leggetelo se non vi interessa la fine ma il percorso, o se conoscete già le trame.

Ora dormi, Philip Dick

Recensione di Benedetta Iussig

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