ISTANBUL Orhan Pamuk

ISTANBUL, di Orhan Pamuk

Un’autobiografia (ricreata anche sulla base di disegni, fotografie e quadri) dall’infanzia fino agli anni universitari, intrinsecamente legata alla descrizione di Istanbul: una città dal passato splendente ma ormai in decadenza, sempre più occidentalizzata e così sempre più privata della propria identità, che porta in sé la tristezza, divenuta una condizione mentale di tutti i suoi abitanti. Ed è proprio per fuggire da questo modo di essere che Pamuk bambino si finge sempre allegro, cerca di essere amato da tutti, cattura nei suoi disegni i pochi attimi felici (o meglio che lui vuole interpretare così) dei suoi genitori ed inventa un altro Orhan che vive da un’altra parte una vita serena e dove a volte si rifugia.

istanbul Pamuk
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Ma il suo rapporto con la città è troppo forte: si rivela nella costante osservazione, fin da bambino, del Bosforo,(a sua volta silenzioso spettatore del declino),e nel senso d’inquietudine che poi lo porta a vagare per le strade e di cui scriverà :”Contemplare i paesaggi della città vuol dire unire le proprie sensazioni alle immagini di Istanbul quando si passeggia per le strade o si gira con i battelli: vuol dire poter accordare il proprio stato d’animo ai panorami che la città offre. E tale operazione, se fatta con naturalezza e sincerità, conduce a unire, nella propria memoria, le immagini della città ai sentimenti più profondi e sinceri, al dolore, alla tristezza e di tanto in tanto alla felicità, alla gioia di vivere e all’ottimismo.”

E ancora: “forse Istanbul mi sembra un luogo così triste perché ho conosciuto molti suoi quartieri, molte sue strade secondarie o un suo panorama molto speciale che si vede solo da una collina proprio nei giorni in cui avevo perso la mia amata dal profumo di mandorla, e scappavo dall’università.” Infatti il giovane Pamuk, pittore in erba, che vorrebbe fare di questa sua passione il lavoro della vita, va contro la mentalità borghese del tempo che guarda con pietà gli artisti. Ed è per questo motivo che la famiglia della ragazza da lui amata la allontana mandandola a studiare in Svizzera.

Una mentalità pessimista condivisa dalla stessa madre dell’autore di cui scrive di “essere in bilico fra un amore eccessivo e una rabbia esagerata”, la quale continua a ripetergli che deve almeno laurearsi e che non può vivere di pittura perché la gente lo disprezzerebbe pensando addirittura che abbia problemi psicologici. Ma lui sa che non potrà mai accettare di essere come gli altri ed è proprio alla fine di una di queste litigate che decide che non diventerà pittore ma scrittore..

Recensione di LadyLau Miao

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