IT: il best seller di S. King sul lettino dell’analista
Buongiorno, immagino che ci saranno già state opinioni e recensioni su questo, ormai classico, romanzo di Stephen King. Per questo ho pensato di proporre qualcosa di diverso nella speranza che possa interessare gli appassionati e incuriosire chi invece non ama molto il genere.
Sono una psicologa e per questo ho deciso di scrivere una sorta di “analisi” di “It” dal solo punto di vista psicologico
Spero vi piaccia !Come spesso accade con i romanzi di Stephen King, anche in “It”
troviamo, sotto la corazza del prodotto horror mainstream, molto di
più. Innanzi tutto It è un vero e proprio romanzo di formazione e fa
quindi parte di quel genere letterario in cui si narra la crescita
personale dei personaggi verso l’età adulta.
It infatti, ambientato negli anni ’50 e ’80 del xx secolo, è la storia
di 7 preadolescenti che vivono in una piccola cittadina dell’America
del Nord e che a 27 anni di distanza dallo scontro con un male
spaventoso e senza dimensione si ritrovano a dover fare i conti con
ciò che avevano lasciato in sospeso.
Quali sono gli aspetti psicologici più salienti trattati nel romanzo?
Quali sono gli aspetti psicologici più salienti trattati nel romanzo?
La diversità: I protagonisti di IT, i ‘perdenti’, come loro stessi amano definirsi, sono 7 dodicenni. Nel gruppo troviamo Beverly, ribelle e additata dai compagni come poco di buono nel modo in cui spesso le ragazze vengono considerate; Mike, ragazzo nero perseguitato dal razzismo dell’America fresca di apartheid; Ben che è preso di mira dai bulli per il suo peso; Eddie con la madre soffocante quanto la sua asma ipocondriaca; Richie che non sa tenere a freno la lingua; Stan ebreo e con passioni ridicolizzate dagli altri ragazzi e Bill, balbuziente, protagonista e leader inconsapevole del gruppo che vive con addosso il peso di non aver protetto il piccolo fratellino Georgie dalla minaccia di IT.
King parla di bullismo in tempi non sospetti, nei quali si pensava che i pestaggi e le prese in giro avvenute nel luogo scolastico non fossero altro che ‘cose tra ragazzi’. Riesce a mostrare il dolore, la sofferenza e la solitudine di chi ne è vittima, evidenziando però anche il valore dell’amicizia, del gruppo, che insieme riesce a fare squadra e a difendersi. Inoltre anche la rappresentazione dei bulli è tutt’altro che banale, nonostante la cattiveria di questi adolescenti che hanno preso di mira i nostri perdenti, King lascia spazio anche per le loro storie. Insomma come spesso accade anche nella realtà i bulli non sono altro che giovani che mettono in pratica le violenze e gli abusi subiti nel proprio contesto di appartenenza.
A distanza di 27 anni i perdenti avranno avuto successo nella vita, anche grazie a quegli stessi aspetti che da bambini li rendevano così diversi agli occhi degli altri. Per Stephen King, non c’è dubbio, la diversità è un valore.
La crescita: La rappresentazione del passaggio tra infanzia e adolescenza è reso bene soprattutto attraverso il personaggio di Bev, unica componente femminile della compagnia dei ‘perdenti’.
IT è in grado di incarnare le più recondite paure delle persone e di mostrare loro cosa realmente temono di più. Non a caso Beverly spesso vede uscire dai rubinetti di casa sangue al posto dell’acqua, la ragazza infatti è tormentata da un padre incestuoso che la desidera e per questo odia. Più Bev cresce, più lui la desidera e come tutti sappiamo le mestruazioni segnano culturalmente il passaggio da bambina a donna, non è quindi difficile immaginare il perché Bev tema tanto questo passaggio.
La rappresentazione dell’infanzia: Il modo in cui King racconta la fine dell’infanzia è straordinariamente reale, i ‘suoi’bambini sono veri e non descritti con condimenti troppo ‘buonisti’, dicono parolacce, sono attratti e spaventati dalla sessualità, spesso crudeli, intelligenti e capaci di gestire molte più situazioni di quanto ci si potrebbe aspettare.
Il complicato rapporto genitori-figli: Spesso, soprattutto con l’ingresso nella pre-adolescenza l’idilliaco rapporto genitori-figli si complica. Abbiamo già parlato del caso di Beverly, ma vi sono altri esempi interessanti.
Eddie ad esempio è costantemente controllato dalla madre, donna preoccupata per l’incolumità del figlio e che costringe a pratiche assurde pur di assicurarsi che il suo stato di salute sia ottimo. Eddie è irrimediabilmente influenzato da questa tendenza ed è quindi ossessionato dalla paura di germi e malattie.
Altro esempio è quello di Bill, indirettamente colpevolizzato dai genitori per la morte del fratellino, questi infatti, da quando Georgie è morto faticano a guardarlo e a parlare con lui. Mi ricollego così all’ultimo punto.
IL senso di colpa di Bill: L’angoscia principale di Bill (aspetto che IT sfrutterà a suo favore) è quella di aver deciso, in un giorno di pioggia di trovare una scusa (una finta febbre) per non accompagnare il fratellino a giocare nelle pozzanghere di Darry. Giorgie però da quella gita solitaria non tornerà più e Bill avrà per sempre il rimpianto di non averlo protetto. Il senso di colpa logora Bill a tal punto da fargli desiderare di essere morto al posto suo. Sarà però attraverso una funzionale elaborazione del lutto che 27 anni dopo Bill avrà la forza di fronteggiare IT.
Di Carlotta Impieri
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