IT, di Stephen King
Recensione 1
“Ragazzi, il romanzesco è la verità dentro la bugia, e la verità di questo romanzo è semplice: la magia esiste.” Stephen King
Ecco, se non credete nella magia, se non credete nell’immenso potere dell’immaginazione, se non credete nella forza salvifica dei bambini e del bambino che siamo stati e che è ancora dentro di noi, se non credete…non leggete IT!
“Credi, credi in tutte le cose in cui hai sempre creduto, credi che se dici al poliziotto che ti sei perduto, lui ti accompagnerà a casa sano e salvo, che c’è una fata che fa collezione di dentini e vive in un grande castello di smalto, e Babbo Natale costruisce giocattoli sotto il Polo Nord, assistito dalle sue schiere di elfi; credi che tuo padre e tua madre ti vorranno bene ancora, che il coraggio è possibile, credi in te stesso, credi nel fuoco di quel desiderio”.
Credi, “credere” è l’unica arma per sconfiggere IT.
Già, ma cos’è/chi è IT?
IT è non-luce, IT è oltre il buio, IT è solida tenebra, IT è il male più profondo, IT è un veleno che penetra nel cuore, IT è un pozzo nero.
IT è Derry, è dentro Derry.
“Derry era fredda, Derry era insensibile, a Derry non importava un fico secco se qualcuno di loro fosse morto e soprattutto non avrebbe minimamente gioito se avessero trionfato su Pennywise il Clown. La gente di Derry aveva vissuto da sempre con Pennywise, in tutte le sue molteplici manifestazioni…e forse, in qualche modo scervellato, era persino arrivata a comprenderlo. Ad averlo in simpatia, ad aver bisogno di lui”.
Ma soprattutto IT sono gli adulti, “i veri mostri” di questo romanzo.
“Come combattere contro un adulto che veniva a dirti che non ti avrebbe fatto male quando sapeva benissimo di mentire?”
Un adulto con la mente occupata nei suoi pensieri di adulto non si accorgerà mai dei bambini che giocano a palla o agli indiani.
I bambini invece hanno una grande capacità: credono implicitamente nel mondo invisibile.
I bambini guardano in profondità del cuore di tenebra e non volgono lo sguardo altrove, non aspettano che tutto semplicemente passi, i bambini lottano e si sacrificano.
Ecco perché dobbiamo custodire e celebrare il bambino dentro di noi e non soffocarlo invece con la nostra frenesia, le nostre frustrazioni e insoddisfazioni.
“Solo là dove il bambino e l’uomo coesistono, in forme il più possibile estreme nella stessa persona, nasce – molte altre circostanze aiutando – il miracolo.” Umberto Saba.
IT è anche un grande inno alla forza dell’amore e alla potenza dell’amicizia, alle promesse fatte e mantenute, al coraggio, alla fiducia e al sacrificio.
E’ una denuncia alla violenza sui bambini, sulle donne, alla violenza di genere e di religione.
E’ il libro delle paure, le nostre, le più antiche e di come affrontarle guardandole dritto negli occhi.
IT non è solo horror, IT è ben oltre!
“Parti e cerca di continuare a sorridere. Trovati un po’ di rock and roll alla radio e vai verso tutta la vita che c’è con tutto il coraggio che riesci a trovare e tutta la fiducia che riesci ad alimentare. Sii valoroso, sii coraggioso, resisti. Tutto il resto è buio.”
Buona lettura!
Recensione di Cristina Costa
Recensione 2
“ Negli incubi possiamo permetterci
di vedere le cose peggiori”
Opera cult di Sthepen King IT, pubblicato nel 1986, è stato scritto a Bangor nel periodo compreso tra la fine del 1981 e quella del 1985.
La trama, ricchissima di personaggi, è tutta imperniata sulla storia della città immaginaria di Derry nel Maine, sull’oscuro enigma che pesa sulla città stessa e incombe su tutti i suoi abitanti e su un gruppo di ragazzini, amici per la pelle, che faranno di tutto per scoprirlo e sconfiggere l’orribile mistero che si rivelerà ai loro occhi. Il libro si svolge su due piani temporali : uno compreso tra il 1957-58, l’altro tra il 1985-86.
Nel primo periodo conosciamo tutti i protagonisti ancora nel pieno dell’infanzia. Conosceremo la storia di tutti loro: Bill, detto Bill Tartaglia per la sua balbuzie, è quello che all’inizio subirà la perdita più grave con l’uccisione del fratellino da parte di un’entità oscura annidatasi nei tombini della città dopo una tremenda alluvione. Bill da adulto diventerà un affermato scrittore di horror; Ben è il più grasso della scuola, da sempre innamorato della bella compagna Beverly, sarà da grande un eccellente architetto; Beverly è l’unica ragazza del gruppo, con un padre violento e alcolizzato e un amore per Bill che pare esistere da sempre; Richie è il “buffone del gruppo” e grazie alla sua lingua sciolta diventerà un disc jockey e un protagonista di talk show; Eddie è il gracilino, il malatino del gruppo, soverchiato da una madre possessiva e fagocitante, soffre di una forma d’asma di origini psicosomatiche e da grande farà fortuna con una ditta di trasporti in limousine a Manhattan; Stan, di origine ebraiche, è profondo conoscitore di specie volatili, un vero e proprio ornitologo in miniatura che da adulto sarà un commercialista di successo ad Atalanta; infine Mike, l’unico ragazzo di colore del gruppo, vittima prescelta del bullo della città Henry Bowers.
I sette ragazzi costituiscono un team molto unito e la loro amicizia sarà cementata dalle esperienze vissute insieme che li porteranno a scontrarsi con It, la “Cosa”, l’ignoto, che riescono, pur essendo ancora ragazzi, a respingere ma non a sconfiggere del tutto. It è il Male Assoluto, il mutaforme per eccellenza, colui che conosce le paure di ognuno trasformandosi in incubo, in visioni malvagie che possono avere l’aspetto innocente di un clown per tramutarsi in orribili mostri: uccelli giganti, licantropi, ragni enormi, sanguisughe assetate di sangue, mummie, morti viventi che ti inseguono perdendo i brandelli del loro corpo decomposto, fotografie animate, vagabondi lebbrosi. It è il Male antico, eterno, giunto dalle stelle del cielo prima della notte dei tempi, che divora le sue vittime facendole prima morire di paura, perché la paura cede il sale alla carne ed esse sono più saporite. In eterna contrapposizione con la saggezza e la benevolenza della grande Tartaruga e dell’Altro, una figura misteriosa assimilabile a Dio, l’essere creatore e onnipotente.
It dopo 27 anni ritorna a Derry e quel gruppo di ragazzi coraggiosi che conoscono tutto il male e l’orrore di cui è capace, legati da un antico patto di sangue, da una promessa solenne, ritornano da adulti nella loro città, questa volta determinati a sconfiggerlo per sempre a costo della loro stessa vita. Ce la faranno? E chi tra loro sopravviverà e chi si immolerà per salvare i propri amici?
Un’idea decisamente ottima, quella di King, un’idea che inizia nell’horror e termina nel fantastico e che farà da trampolino di lancio ai suoi successivi scritti dove si ritroveranno alcuni dei personaggi di questo libro. Un’idea sulla quale sono stati scritti fiumi d’inchiostro, che raccoglie l’insieme dei temi più cari all’autore (e sono queste le pagine migliori del libro) come il mondo dell’infanzia che lascia esperienze incancellabili nella memoria, come l’amicizia e l’amore, le uniche forme atte a sconfiggere il male e ancora i temi del razzismo, del bullismo, dell’omofobia, della violenza domestica.
Un librone di oltre 1000 pagine che avrebbe potuto essere anche più breve, meno prolisso e ripetitivo, meno monotono (mi dispiace per gli appassionati ma io l’ho trovato noioso e in alcuni punti ridicolo). Le digressioni sono eccessive anche se certe storie raccontate e inerenti ai protagonisti sono interessanti. Un finale deludente, che travalica completamente nel genere fantasy, con incongruenze abbastanza palesi, è la ciliegina sulla torta che mi ha fatto ricordare perché, da anni, avevo ormai abbandonato questo autore. Mi preparo: è ora di aprire l’ombrello per ripararmi dalla pioggia dei dissensi che riceverò dagli affezionati e appassionati lettori di King ma, come ripeto sempre, questo è solo ed esclusivamente il mio personale parere.
P.S. Chi di voi riconosce “l’odore di animali spappolati in mezzo ad una autostrada a mezzanotte?” Questo è l’alito di IT. E io ho trovato la frase davvero ridicola.
Recensione di Maristella Copula
Recensione 3
Io e Penny Wise avevamo un appuntamento dal lontano 16.05.1993. Lo riporta una nota sulle prime pagine , decisamente scolorita ma ancora decifrabile, che segna il giorno in cui ho iniziato a leggere It.
Poco dopo la lettura , l’ho abbandonato, gesto per me rarissimo, non credo di ricordare di aver abbandonato altri testi, non lo faccio mai, anche se non mi piace vado avanti, è una chance che concedo all’autore e a me stessa soprattutto, sino all’ultimo. Quest’inverno , ritornando alla ribalta il romanzo per il remake del film, ho deciso che passati 25 anni era ora di chiudere questo capitolo, forse oggi a quarant’anni non mi avrebbe più spaventata come allora.
Ho impiegato molti mesi per leggerlo, l’ho lasciato li, su uno scaffale vicino alla poltrona e ogni tanto, anche solo per pochi minuti sono tornata a Derry, insieme ai Perdenti.
Ho sbagliato anni fa, avrei potuto godere dell’immenso talento di Stephen King, eccellente romanziere di un’opera magnifica, in termini di scrittura soprattutto. Già ,perché se si superano i racconti più tenebrosi, si scoprono un gruppo di ragazzi, la loro amicizia che li lega oltre trent’anni, i genitori e tutta la comunità americana del dopoguerra, alle porte con il boom economico, l’era moderna nel Maine.
Ho amato questo, al di là delle nozioni horror, sovrannaturali , che onestamente non ho trovato poi cosi allarmanti. Resta una storia bella, ben scritta, a volte sfacciata, morbosa, fastidiosa ma per lo più inebriante, la gioventù che muove il mondo, anima il coraggio e unisce per sempre.
Recensione di Simona Bettin
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