KAFKA SULLA SPIAGGIA, di Murakami Haruki
«Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu
come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo.
Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero.
Ma su un punto non c’è dubbio.
Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato»
E’ stato il mio primo incontro con Murakami Haruki, il mio primo romanzo di un autore giapponese, credo, e non è facile trovare una spiegazione logica a quello che sembra un viaggio di cui non si conosce bene né la destinazione né il motivo che ti tiene incollato fino all’ultima pagina come una calamita.
Un viaggio visionario, sospeso tra sogno e realtà, in cui il lettore può sentirsi disorientato se si ostina a cercarne il senso, poiché personaggi e trama sono entrambi in bilico tra normalità e ambiguità, tra realtà e fantasia, in una dimensione onirica, magica e surreale.
Due i personaggi chiave: da una parte, un giovane adolescente, con il
coraggio e la forza di un adulto, dall’altra, un vecchio che in realtà è un
bambino mai cresciuto.
Entrambi partono senza conoscersi per un lungo viaggio, forse la metafora del viaggio che ognuno di noi compie alla ricerca di sé stesso e basta lasciarsi trasportare dalle emozioni che, alla fine, non ci si troverà ad interrogarsi se sia possibile o meno che dal cielo piovano sardine o se sia possibile per un uomo parlare con i gatti (io, per esempio, lo faccio quotidianamente), ma sarà impossibile non innamorarsi dei personaggi che nel frattempo sono diventati amici difficili da abbandonare.
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