KARMA ROSSO SANGUE, di Jean-Christophe Grangé (Garzanti – Ottobre 2024)
Ultimo romanzo di questo autore parigino che con i suoi romanzi ha ampliato i confini del thriller tradizionale.
Normalmente quando si nomina Grangé tutti ricordano il suo romanzo di esordio “ I fiumi di porpora “, che ebbe un successo di lettori in Italia solo dopo il film con la regia di Mathieu Kassovitz e con due pietre miliari del cinema francese : Jean Reno e Vincent Cassel. Non sono molto d’accordo con la casa editrice che pubblica tutti i suoi romanzi apponendo come incipit delle copertine dei suoi romanzi sempre e comunque la dicitura “Dall’autore de I fiumi di porpora “, relegando la sua immensa opera a quel titolo. Di Grangé si potrebbero nominare altri titoli che sono stati più incisivi de I fiumi di porpora, vedi Miserere, Amnesia, La maschera di marmo, Il rituale del male ed altri ancora, ma probabilmente alla casa editrice piace così.
Karma rosso sangue ci riporta alla Parigi della contestazione del ’68, alla libertà sessuale, alle barricate nel quartiere latino, agli scioperi delle università e soprattutto alla Sorbona, agli scioperi degli operai della Renault e Peugeot e dulcis in fundo alla rivoluzione religiosa. Si perché la religione in questo romanzo ha un ruolo determinante, si passa dalla religione sincretica, al Buddhismo, passando per il tantrismo, non tralasciando il cattolicesimo. Leggendolo sembra di rivivere le scene del film “ The dreamers “ del maestro Bertolucci, vedere le pagine del romanzo animarsi e diventare sequenze da film, oppure ritrovarsi nel decadentismo di “ Le tango ( Ultimo tango a Parigi ) “ sempre del maestro Bertolucci. La trama mette a confronto diversi personaggi che affrontano questa rivoluzione ognuno a modo suo, eppure tre di loro : Hervé giovane contestatore dotato di forte sensibilità ed intelligenza, contestatore a sua volta della contestazione, Jean-Louis poliziotto ed ex militante della campagna Algerina dove ha commesso parecchi omicidi “ autorizzati” e fratello protettore da parte di madre di Hervé e la bella Nicole, ragazza dei quartieri chic di Parigi “ Les invalides” smaniosa di sapere e di conoscere, aperta a tutte le novità che l’aria del ’68 stava portando incluso l’uso di sostanze psicoterapiche che si allea con i due fratelli per cercare di risolvere gli omicidi cruenti di altre due ragazze amiche di Nicole, ad opera di un forsennato che le fa assumere delle posizioni yoga o tantriche e sventrandole solo per portare a termine un “ compito “ che ha la finalità di una purificazione.
Il romanzo ci mostra una Parigi fumosa, sporca, con barricate dovunque, ma allo stesso tempo una Parigi viva che se ne frega di De Gaulle e delle sue trovate per mettere fine alla rivoluzione. Da Parigi, Grangé ci porta in India, dove il terzetto si sposta per scoprire l’assassino delle due ragazze e dove si scontreranno con delle realtà che mai avrebbero immaginato. Il romanzo, dopo l’India, finisce in Italia ed esattamente a Roma nella Città del Vaticano, perché come ho detto la religione é la chiave di lettura di questo avvincente romanzo. Ultimo, ma non ultimo, Grangé chiude il romanzo come l’ultima scena del film Jules et Jim di François Truffaut.. Ovviamente non vi dirò come, ma chi ha visto il film saprà! Posso solo dire, leggetelo e lasciatevi traslare in giro per il mondo con la razionale follia di Grangé
Recensione di Paolo Pizzimenti
I FIUMI DI PORPORA Jean-Christophe Grangé
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