KENTUKI, di Samanta Schweblin (Sur)
Avere o essere?
Un kentuki è un peluche di vario aspetto (ci sono a forma di drago, di coniglio, di topo, di corvo etc) dotato di ruote, webcam e collegamento internet. Non può parlare ma solo strillare o far versi. In un presente molto verosimile questi graziosi peluche conquistano l’umanità e cominciano a diffondersi a macchia d’olio.
C’è chi sceglie di essere padrone di un kentuki e chi sceglie di acquistare un codice e un tablet per comandare a distanza un kentuki che gli viene assegnato a caso in un qualunque posto nel mondo. Quindi c’è chi osserva e chi si fa osservare senza sapere nulla di chi si trova oltre gli occhietti del suo piccolo peluche. Se la connessione si interrompe per qualsiasi motivo, che sia la batteria a scaricarsi o per un danno al peluche, non è più possibile ripristinarla in alcun modo: il kentuki è come morto.
In questo panorama Samanta Schweblin immagina una serie di storie di osservati e osservatori, storie normali, alcune un po’ inquietanti ma in fondo estremamente realistiche.
Fa riflettere su temi attuali come privacy, solitudine, esigenza di relazionarsi attraverso un filtro (che sia uno schermo o un peluche), preferire un estraneo a persone reali, e lo fa raccontando la quotidianità. Leggendolo non aspettatevi che accada chissà cosa… l’inquietudine sta nella normalità.
Recensione di Elena Monfalcone
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