KILL CREEK, di Scott Thomas
SINOSSI
In fondo a una strada sterrata, mezzo dimenticata nel cuore del Kansas, sorge la casa delle sorelle Finch. Per molti anni è rimasta vuota, abbandonata, soffocata dalle erbacce. Adesso la porta sta per essere riaperta. Ma qualcosa, o qualcuno, aspetta nel profondo delle sue ombre, e non vede l’ora di incontrare i suoi nuovi ospiti.
Quando Sam McGarver, autore di best seller horror, viene invitato a trascorrere la notte di Halloween in una delle case infestate dai fantasmi più famosa del mondo, accetta con riluttanza. Se non altro, non sarà solo: con lui ci saranno altri tre acclamati maestri del macabro, scrittori che come lui hanno contribuito a tracciare la mappa moderna di quel genere letterario. Ma quella che inizia come una trovata pubblicitaria si trasformerà in una vera e propria lotta per la sopravvivenza.
L’entità che hanno risvegliato li segue, li tormenta, li minaccia, fino a farli diventare parte della sanguinosa eredità di Kill Creek.
LA MIA RECENSIONE
La trama si presenta come una confluenza di più generi horror e, questo aspetto particolare è ripresa nella compartecipazione di scrittori horror nella vicenda da me ribattezzata come “Il Delirio di Kill Creek”.
Abbiamo:
– Sebastian Cole, scrittore settantenne, archetipo e ispirazione del romanzo horror old style;
– T.C. Moore, scrittrice dalle idee esageratamente femministe che ispirano un tipo di horror splatter che sconfina un pò nel trash con richiami al sadomaso molto marcati;
-Daniel Slaughter, profondamente credente al limite del bigottismo. Scrive romanzi horror per adolescenti incentrati sulla dualità bene/male dove il bene trionfa sempre;
-Sam McGarver: l’unico che mi sento di associare ad una via di mezzo tra horror old style alla Sebastian Cole (sua fonte ispiratrice), ma nella vita reale a me ha ricordato molto Stephen King.
La vicenda parte grazie ad una trovata pubblicitaria di un ricco influencer che, per accrescere ancora di più i suoi followers, decide di radunare questi scrittori per intervistarli all’interno di una casa abbandonata legata a terribili eventi che l’hanno resa “maledetta”. Proprio la sera di Halloween.
Pur non essendo un horror tradizionale riesce ad adattarsi benissimo ai leitmotiv che tutti ormai conosciamo: la casa maledetta, la persecuzione dei protagonisti, gli incubi, l’angoscia e il dolore. Assistiamo impotenti al lento ed inesorabile declino psicologico dei personaggi che, poco a poco, precipitano in un turbine di follia. L’impronta psicologica é forte in tutto il libro e va ad impattare parecchio sullo svolgersi degli eventi, che in certi punti vanno a sfiorare le teorie sulla potenza dell’inconscio collettivo.
La scrittura evocativa, lo stile ricercato ma mai eccessivo, rendono quest’esperienza di lettura molto vivida e reale, quasi come se venisse proiettato un film dell’intera storia direttamente all’interno della scatola cranica.
Contrariamente a quello che avrei pensato, il finale é stato la ciliegina sulla torta e non riesco a chiuderlo con un semplice “mi piace”. Direi piuttosto che si è mostrato coerente col senso del racconto e un pochino prevedibile senza che questo sia per forza un male! Non mi sarei aspettata nulla di diverso considerando lo svolgersi degli eventi e, se avessi letto un finale diverso, sicuramente mi sarei sentita poco “sollevata”.
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Piccolissimo Spoiler
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Mi sento di voler salutare le Sorelle Finch, tanto lo abbiamo capito in 5000 che siete le gemelline dell’Overlook Hotel e che il rimando a Shining è palese, palesissimo, paleserrimo
Gli altri personaggi di riferimento, però, ve li cercate da soli (risata malvagia).
Recensione di Liliana Tamoni
KILL CREEK Scott Thomas
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