L’ ANGELO AZZURRO, di Heinrich Mann
Titolo originale IL PROFESSOR UNRAT
Non mi sarebbe venuta la curiosità di ricercare questo libro letto anni fa, di cui ricordavo
vagamente la la storia tra l’attempato professore e la cabarettista Lola.
Ma cercando altro sulla rete, mi imbatto in un filmato in bianco e nero sfocato dal tempo in
cui una giovane Marlene Dietrich canta : “lch bin von Kopf bis Fuss aufLiebe eingestellt”
Quella voce viene da lontano, dura e gentile, sensuale ed evocativa, roca e struggente : la voce di Lola-Lola, sciantosa dell’Angelo Azzurro.
Il film del 1930 che è ormai diventato un cult fu tratto liberamente dal romanzo di Heinrich Mann.
Se essere *moglie di…* può causare cadute nell’autostima, anche essere *fratello di..*può non essere facile. Soprattutto quando il fratello è un premio Nobel, si chiama Tomas Mann ed ha una visione diversa sul ruolo della letteratura: più raffinato e complesso Tomas, sostenitore dell’arte come forma, più interessato alla vita reale e alla politica del tempo Heinrich.
Dopo alcuni tentativi di scrittura meno noti egli scrisse questo libro dove confluirono felicemente la satirica rappresentazione di una Germania ancora imperiale con la costruzione di personaggi tanto credibili quanto irripetibili.
Per primo il prof. Rat ribattezzato beffardamente UNRAT cioè sporcizia, spazzatura.
La sua cattedra era lo scudo di cui servirsi contro la poca considerazione di un gruppo di studenti – tra i quali spicca l’impavido Lohmann – i quali intuivano la poca consistenza del loro insegnante.
Il fratello Tomas scrisse che il libro era poco più di un bene di consumo, forse influenzato dallo stile ironico e pungente in cui echeggiava il nascente espressionismo. Ma il prof. Unrat è molto più di una macchietta (forse lo è nel film di cui però ho visto solo degli spezzoni). C’è in lui la solitudine e la disperazione di chi vede avvicinarsi la decadenza e la fine, del tutto incapace di quell’empatia che sarebbe requisito fondamentale di chi tratta con i giovani.
L’inconsistenza della sua vantata morale si rivela quando, ritenendo di dover “redimere” gli allievi, li segue all’Angelo Azzurro, locale che
essi frequentano. In cuor suo pensa di coglierli in fallo, di *stanarli*.(Termine ricorrente.) Si rivela fine psicologo Mann nel descrivere un uomo incattivito che con i suoi maldestri meccanismi di difesa reagisce ad una società che percepisce come crudele pronta a colpire quando e dove può.
Ma la vista di Lola manda in frantumi tutti i suoi principi. Al solitario e vendicativo Unrat si rivela una bionda fatale e volitiva che sembra
tenerlo in considerazione.
Così rivoluziona la sua vita, abbandona la carriera, scende tutti i livelli della sua residua dignità… Ho detto già troppo.
Il finale è amaro.
Una storia intrigante, cari amici lettori.
Recensione di Ornella Panaro
L’ ANGELO AZZURRO Heinrich Mann
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