LA BANDA MONTEROSSI – ALESSANDRO ROBECCHI
Carlo Monterossi è un uomo qualunque, il classico borghese che in seguito a un’idea vincente si è arricchito e può concedersi una vita relativamente agiata. Nel suo caso l’idea è un format per la grande TV commerciale- o come la chiama lui la “fabbrica della merda- “Crazy Love”, un programma condotto dalla donna del momento che indaga sulle vicende sentimentali della gente comune di Milano, spesso arricchendole di dettagli inventati per stimolare l’audience (qualunque riferimento alla TV commerciale reale non è esattamente puramente casuale….). Carlo è un soggetto molto riservato che preferisce guardare nelle vite degli altri per non guardare dentro se stesso, odia le feste, è un fanatico di Bob Dylan (di cui possiede tutto e le cui citazioni riempiono i capitoli dei libri) e le uniche compagnie che lo allietano sono la portinaia/tuttofare Katrina (che intrattiene lunghe conversazioni con la calamita sul frigo rappresentante la Madonna di Medjugore) e l’amico Oscar Falcone, un po’ giornalista, un po’ detective, un po’ di tutto (e che nei romanzi finali avrà un ruolo sempre più netto e da protagonista).
Proprio con quest’ultimo si troverà invischiato in situazioni complicate e ad avere a che fare con omicidi, rapimenti, truffe e via dicendo, e la sua vita si intreccerà spesso e volentieri con la polizia, e in particolare con Carella, poliziotto con i modi da sceriffo, e il più accomodante sovrintendente Ghezzi, un uomo alle soglie della pensione che per le sue indagini ricorre spesso al travestimento.
I vari romanzi della “banda Monterossi” rappresentano dei gialli di per sè piuttosto peculiari, dove non c’è lo sbirro incapace che necessita del privato cittadino ma dove le due fazioni, forze dell’ordine e privati (dove Monterossi spesso e volentieri veste i panni di “Watson” come spalla di Oscar), in un apparente gioco cane-gatto, si trovano ad agire in parallelo e spesso a beneficiare l’una dell’aiuto dell’altra, per poi tornare a criticarsi reciprocamente.
Oltre a questo, infine, queste opere rappresentano un ritratto vero, crudo e a tratti satirico della Milano fuori dai riflettori, della sua periferia e dei suoi lati oscuri, una fitta trama di strade, locali e luoghi segreti dove si consumano i peggiori crimini e dove si scende spesso e volentieri a patti con elementi poco raccomandabili. Se il primo libro “Questa non è una canzone d’amore” può apparire piuttosto spigoloso nella prosa, andando avanti con la conoscenza di questi personaggi si scoprono particolari sempre nuovi ed emergono anche quei tratti quasi caricaturali che rappresentano gli aspetti e le contraddizioni di una parte non indifferente della nostra società
Di Enrico Spinelli
I CERCHI NELL’ACQUA – Alessandro Robecchi
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