LA BASTARDA, di Violette Leduc (Neri Pozza)
Un romanzo autobiografico triste, pieno di avvenimenti che saturano la vita di una personalità nata complicata e bisognosa d’amore. Perché quello che emerge in ogni pagina è proprio questo bisogno di essere amata, bisogno che probabilmente deriva dal suo essere figlia di un padre che non l’ha riconosciuta e di una madre che,si dirà altrove, non l’ha mai presa per mano. Una madre presente che dimostrerà l’amore per questa figlia a modo suo,un modo che non colmerà mai i vuoti di Violette.
Violette bimba poi ragazza e poi donna vive la vita del collegio, della II guerra mondiale, della borsa nera. Vive amori omosessuali che le riempiono la vita, ma che non sono mai abbastanza. Si sposa non amando. Si innamora di un uomo che ama gli uomini: Maurice Sachs lo scrittore dalla bella vita la inizierà alla scrittura, ma per scappare dai debiti, la abbandonerà al destino dell’ occupazione tedesca. Lo stile a volte è fluido, a volte si imbroglia, segue sempre però un flusso di pensieri tutto suo a tratti difficile da decifrare.
La tristezza che dalla prima pagina accompagna il lettore fino all’ultima non è mai molesta e permette di provare profonda empatia per una donna che si vede bruttissima e non ha mai trovato la sua strada, se non, forse, verso la fine della sua vita in cui poté vivere del suo mestiere. Simone de Beauvoir l’aiutó nel farla sbocciare come autrice,pur mantenendo le distanze nei rapporti interpersonali: l’Affamata, altra opera della Leduc, era dedicata proprio a lei.
Un libro che consiglio solo dopo aver visto Violette, film del 2013 di Martin Provost con Emmanuelle Devos nel ruolo della protagonista. Un film da rivedere una volta terminato il libro per sedimentare le emozioni e le atmosfere che non lasciano indifferente nemmeno il lettore più distaccato.
Recensione di Francesca Pozzo
LA BASTARDA Violette Leduc
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