LA CAMERA AZZURRA, di Georges Simenon
E’ con commozione che dichiaro il mio primo Simenon.
Bisogna essere bravi, davvero eccezionali, per costruire e tenere in piedi uno scenario simile. Sono stupita.
Tony e Andrée sono amanti, e vivono di nascosto un amore che sfocerà in tragedia. La trama può sembrare banale, ma non lo e’ certo il modo in cui è stata sviluppata. Ho un’immagine che mi si è infilzata in testa con prepotenza: quella di un filo, tirato da mani invisibili, che attira un gatto -con pazienza e sicurezza- nella trappola. Le mani sono di Simenon, il gatto e’ il lettore.
E’ stupefacente il modo in cui Simenon e’ riuscito a “fregarmi”, ancora mi domando come abbia fatto: da un nonnulla e’ riuscito a farmi ritrovare in tutt’altro posto, con tutt’altro spirito. E’ stato come scendere, senza in realtà rendersene conto, una spirale sottoterra: giù giù, sempre più giù, con le volute sempre più strette, la corsa verso la punta sempre più frenetica, fino all’arresto finale con fiatone e male al fianco.
Girata l’ultima pagina mi sono ritrovata a guardare in cima, risalendo col pensiero a come tutto era cominciato, e mi è girata la testa.
Sublime.
“Com’è diversa la vita nel momento in cui la si vive e quando la si analizza a distanza di tempo!”
Recensione di Benedetta Iussig
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