LA CANDIDATA PERFETTA, di Greer Hendricks e Sarah Pekkanen
Ragazzi, cosa ho letto! Questo libro è qualcosa di assolutamente fantastico e leggerlo è un dovere morale di ogni lettore appassionato di thriller. Ma andiamo con ordine.
L’ho comprato in Feltrinelli con un buono regalo, e mi aveva molto incuriosito la trama. A me piacciono i thriller non necessariamente con serial killer e scene di macelleria messicana, e questo mi “suonava” bene. Ho controllato anche il titolo originale, che si tradurrebbe come “Una ragazza anonima”, e ho visto che non si discostava troppo dalla versione tradotta, che vista la sinossi comunque ha un suo perché (un giorno qualcuno dovrà spiegarmi perché i titoli vengono del tutto cambiati e non tradotti, ma vabbè…).
Ciò che è narrato è una storia a sé stante, quindi niente saghe su poliziotti/e, investigatori, giornalisti o quant’altro, o trame che se non si sono letti i precedenti hanno un po’ di buchi. E, cosa che non guasta, non fa nemmeno troppo ricorso ai soliti cliché; un minimo fisiologico c’è, ma d’altra parte anche le note sono sempre le solite sette, e ciononostante le melodie che ne escono ricombinandole talvolta sono davvero belle.
La trama verte intorno a una truccatrice che per guadagnare dei soldi fa un “magheggio” per poter partecipare a uno strano studio sulla morale e sull’etica condotto da un misterioso psichiatra dell’università di NY, e dal momento in cui entra nell’aula e inizia l’esperimento, le cose si faranno sempre più complicate.
Il libro è di poco più di 400 pagine, scritte in un modo assolutamente inconsueto, ma proprio per questo motivo, particolarmente avvincente. È suddiviso in tre parti composte da capitoli piuttosto brevi, e le due autrici, supposizione mia, si sono “alternate”, creando un piccolo capolavoro. Uso il termine “alternato” proprio perché i capitoli si avvicendano: uno è scritto in prima persona al presente, come fosse narrato direttamente dalla protagonista con uno stile “ti racconto cosa sto facendo” molto fluido; quello successivo rimane sempre in prima persona al presente, ma è dal punto di vista dell’antagonista, e rimane molto più algido e distaccato, dando quasi l’impressione di una terza persona, e ciò a mio avviso è volto a enfatizzare il carattere del personaggio che viene raccontato.
Prosegue così fino alla fine, alternando i punti di vista e a volte le stesse esperienze per creare pathos o immergere il lettore negli equivoci e nei subdoli meandri di un thriller psicologico che crea parecchia ansia, complici anche dei personaggi secondari, uno in particolare, che non si riesce proprio a capire a che gioco stia giocando. Inutile dire che dopo nemmeno 100 pagine ho disdetto tutti gli impegni e me lo sono letto di filato.
Cos’altro dire? Anche la tematica trattata nello “studio” cui si sottopone la protagonista, e cioè l’etica e la morale, lascia spazio a qualche interrogativo e riflessione nell’animo stesso del lettore.
È stato l’ultimo libro letto nel 2019, ma è balzato, con gran distacco, in cima alla mia classifica dei libri letti quell’anno.
Recensione di Mitia Bertani
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