LA CASA DELLE SIRENE, di Valeria Galante (Mondadori)
Devo avere una pazza attrazione per le saghe familiari, con protagoniste donne che si trovano a vivere in periodi in cui il patriarcato la fa da padrone sulla vita di mogli, figlie, serve, insomma di tutto il genere femminile- anche se forse dobbiamo prendere atto che nella nostra società non ce ne siamo liberate del tutto, facendo ancora parte del comune pensare di molte persone!
Dico questo perché pensavo di prendermi una pausa da questo tipo di libri ed invece mi sono ritrovata in mano questo romanzo, scritto da una nuova autrice, che usa lo pseudonimo di Valeria Galante e che ci dice che i fatti narrati sono realmente accaduti, derivando la trama da racconti e pagine del diario della sua nonna. Vi si racconta la storia di tre donne: Elvira la madre, Angela la figlia e Giuseppina che è una figlia adottiva. L’arco temporale è di circa cinquant’anni, dal 1850 al 1900 e l’ambientazione è una Napoli attraversata da grandi cambiamenti, una città in espansione, centro di scambi commerciali; una situazione di grande evoluzione la vede passare dal Regno delle Due Sicilie a far parte dell’Italia unita, e comunque sempre piena di contrasti, soprattutto tra chi ha soldi e chi invece fatica a sbarcare il lunario.
Nel 1850 Elvira è una bellissima ragazza, che si trova costretta ad un destino che non è quello che desiderava, un matrimonio di convenienza: “È il giugno del 1850, e Napoli è bella come non mai sulla spiaggia di Chiaia, con i pescatori stesi al sole insieme alle loro reti e le ragazze che ridono nell’acqua bassa. Elvira ha ventidue anni e potrebbe essere una di loro, e invece deve andare in sposa a Giuseppe Morelli, che conosce appena e sicuramente non ama. Ma la sua famiglia è caduta in disgrazia e il matrimonio, per la società in cui vive, c’entra ben poco con l’amore e molto col sacrificio.” E’ una donna che si vede costretta a diventare forte ma anche fredda, determinata a difendere ad ogni costo quello che ha ottenuto, tanto da riuscire a muoversi con furbizia e lucidità nei confronti di un mondo maschile, quello della famiglia Morelli, costituito da uomini più o meno forti, a cominciare dal marito per continuare con i cognati, Luigi ed Antonio, ed infine con il nipote Alfonzo. Condizionerà in maniera determinante la vita delle due figlie, sia della fragile Angela che della più determinata Giuseppina, che non è mai stata accettata veramente nella famiglia e che troverà la forza di essere più libera. L’autrice riesce ad affrontare in questo romanzo, che ha una forte impronta storica, tematiche che all’epoca erano considerate normali come la violenza domestica, la sottomissione della donna, l’abbandono di figli attraverso la ruota degli esposti, ma anche situazioni che venivano ritenute trasgressive come l’infedeltà coniugale da parte della donna e l’omosessualità.
Un libro interessante che per me, purtroppo, è arrivato in un momento in cui avevo bisogno di cambiare tipo di lettura e che per questo, forse, non sono riuscita ad apprezzare completamente.
Recensione di Ale Fortebraccio
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