LA CASA DI UN ARTISTA, di Edmond De Goncourt
Sembrerebbe opera folle, questa di Edmond De Goncourt e invece è calibrata e studiata al millesimo. Si possono narrare le memorie , non già delle persone, ma delle cose fra le quali si è svolta la propria vita ? Sì, se – come nel caso dell’autore- esse diventano la ragione principale, lo scopo costante e primario della propria esistenza. Ma questo non è solo un elenco, un catalogo ordinato e ragionato di tutto ciò che i due fratelli De Goncourt, raccolsero amorevolmente e tenacemente nel corso della vita, è molto altro : un libro che ne contiene un altro, che a sua volta ne contiene altri, come in set di scatole cinesi.
Occorre molta disciplina, curiosità, perseveranza, per aprirle tutte ed arrivare fino in fondo. Ci apre la porta della sua residenza parigina, in Boulevard Montmorency 53 e ci conduce per mano per ogni stanza, corridoio e bagno inclusi, additando, descrivendo minuziosamente tutto ciò che vi è contenuto, con un puntiglio fra lo scientifico ed il patologico, proprio come una guida turistica accompagna il gruppo di visitatori. In effetti la sua casa è come un museo, tanto ricolma è di preziose collezioni di oggetti d’arte orientale, mobilia rococò, disegni e stampe settecenteschi, oggetti d’arte applicata, che assumono un significato in sè e nel contesto in cui sono inseriti con grande attenzione.
Suo intento è farsi portavoce di un gusto decorativo che si stava diffondendo, cui lui – con vezzi da interior designer – aggiunge un tocco personale, mixando la Francia di Luigi XV con l’Estremo Oriente, fra console rocaille e bracieri bronzei, arazzi leziosi con pastorelli e pannelli giapponesi di seta ricamati, porcellane fiorite cinesi di grande raffinatezza e preziosi mobili intarsiati francesi. Ambienti dove domina l’horror vacui, e in cui ogni elemento con le sue forme, colori, dimensioni, soggetto, materiale, è minuziosamente scelto e posizionato in un vortice di rimandi, contrasti, abbinamenti, armonie.
Come il fratello Jules passava da un’alcova ad un’altra – prendendosi poi la sifilide, di cui morirà prematuramente, Edmond passava da un mercante d’arte ad un altro, da rigattieri, antiquari di stampe e di libri, assiduo frequentatore di aste dove fare buoni affari. Più che uomo era collezionista e la sua passione era pertanto solo una : impossessarsi di oggetti belli, scelti in modo accurato per arricchire le sue collezioni di stampe del ‘700, disegni giapponesi, ceramiche e bronzi, kimono e miniature, spadini e libri d’arte. Cataloga cataloghi, colleziona collezioni. Il libro diventa così anche un manuale utilissimo con indicazioni utili per amatori in erba, ma è anche da una parte, un magnifico ritratto della società francese del secolo dei lumi, con i suoi gusti e le sue frivolezze, fra crinoline ed amorini, toelette e giardini e dall’altra un excursus di cultura orientale con esotismi e curiosità, fra armature e ikebana, lacche ed eros, due mondi questi in cui, attraverso le sue descrizioni talvolta gradevolissime, talvolta un po’ pedanti, ci fa tuffare a capofitto quasi ci fossimo proprio in mezzo. L’autore scrive per far vedere, e ci riesce benissimo, sfoggiando una fine abilità narrativa e descrittiva, tanto che Verlaine lo definì “poema in prosa scritto da un pittore”.
Ma è anche compendio d’arredamento, di storia del costume, di critica e storia dell’arte, di ornato e decorazione, con una miriade di annotazioni, excursus, curiosità. Arte come scelta totalizzante, come ricerca, appropriazione, conoscenza, visione. Un’arte da possedere per goderne con tutti i cinque sensi, appagamento visivo per le cromie fra oggetti e pareti o per i giochi di luce sulle trame di arazzi e ricami , olfattivo per il profumo di carta ammuffita, tattile per la meraviglia seducente delle superfici di intagli, incisioni, intarsi d’avorio, metallo, legno, pietre preziose. Piacere fisico e mentale, da contemplare da soli e per suscitare stupore, stimolare l’immaginazione, provocare sconcerto negli altri.
La casa dei fratelli De Goncourt diventerà un luogo di ritrovo per dandy un pò snob, edonisti sfegatati accomunati da un’educazione al bello, votati ad una sfrenata ricerca di stile. Alla morte di Edmond una grande asta – da lui voluta e predisposta con tale immenso lavoro accurato di catalogazione – scomporrà definitivamente questo puzzle certosino, questa sinfonia di colori complementari – persino nelle piante del giardino – espressione di un movimento di pensiero, di un estetismo, che perseguiva una semplice regola : non bastava semplicemente accumularli, bisognava anche vivere all’altezza degli oggetti scelti.
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