LA CASA SUL CANALE, di Georges Simenon
Simenon è un esempio di talento assoluto. Uno dei più continui e generosi nell’attività di scrittore. Lo leggo da sempre e ci sono decine e decine di libri che ancora non conosco e che tutte le volte riescono ancora a conquistarmi.
Simenon ha viaggiato in lungo e in largo per tutto il mondo e inevitabilmente ha ambientato alcuni dei suoi romanzi nei luoghi che aveva visitato. Ha vissuto molto tempo in Francia e in particolare a Parigi dove sono ambientati gran parte dei suoi romanzi ed in particolare i celeberrimi “Maigret” (ma attenzione: anche il celebre commissario ha saltuariamente occasione di indagare ben lontano dalla sua Parigi). Simenon però è belga e non potevano mancare nella sua sconfinata produzione letteraria dei romanzi ambientati nella madrepatria oltre che nella zona francese di confine col Belgio, la Normandia, che presenta caratteristiche geografiche e sociali simili.
Eccoci al libro di oggi, la Casa sul canale, ambientato nel profondo Limburgo, zona nord-orientale del Belgio, ai confini con la Germania, negli anni trenta del secolo scorso. La protagonista del romanzo, una ragazza di sedici anni di Bruxelles, rimasta orfana, viene destinata a vivere con dei parenti che abitano nelle campagne del Limburgo. Eccoci catapultati insieme a lei nel suo nuovo mondo ostile e claustrofobico. La nuova casa è circondata da sconfinati polder destinati alla produzione del fieno e, come titolo comanda, da un sistema di canali, elemento tanto caro alla produzione dell’autore. Le città dei dintorni sono quasi irraggiungibili, le occasioni di socializzazione limitate alla messa settimanale o ai cicli produttivi della campagna.
Simenon in poche pagine ci descrive l’ambiente in modo magistrale, ci fa entrare in quella casa e ci fa conoscere i personaggi che la abitano e la loro personalità, li mette a confronto con la nuova arrivata poi entra nei pensieri della protagonista sempre più intimamente e analizza i suoi turbamenti e la sua trasformazione.
In un mondo immobile, quasi asfittico, la storia si muove velocemente con due o tre “strappi” nella parte finale in un crescendo compulsivo e drammatico.
Non voglio raccontare la trama, ho solo accennato al quadro generale e alle atmosfere che caratterizzano questo romanzo, abbastanza breve, che si legge velocemente. Un libro che scorre nobilmente tra perfette ambientazioni e l’impietoso esame delle pulsioni umani piccole e grandi. Una narrazione essenziale, un ritmo lento, cadenzato da uno scorrere del tempo che in alcune fasi sembra fermo e in altre scorre veloce trascinato dagli eventi.
Una storia amara, drammatica. Un libro che merita senz’altro una lettura.
Recensione di Stefano Benucci
LA CASA SUL CANALE, di Georges Simenon
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