LA CATTEDRALE DEL MARE – GLI EREDI DELLA TERRA Ildefonso Falcones

LA CATTEDRALE DEL MARE – GLI EREDI DELLA TERRA, di Ildefonso Falcones (Longanesi)

 

Confesso: periodicamente mi lascio coinvolgere dall’intramontabile fascino del feuilleton, forse perché mi distrae da letture più ‘pesanti’ (inclusa, purtroppo, la cronaca quotidiana) o forse perché la nostalgia delle letture adolescenziali è sempre in agguato.

Così ho ripreso due libri che si inseriscono a pieno titolo nel genere, “La cattedrale del mare” e “Gli eredi della terra” di Ildefonso Falcones de Sierra, avvocato catalano con la passione della scrittura e, soprattutto, della ricostruzione della storia della sua città.

Nel XIV secolo Barcellona è signora del Mediterraneo: commercia con tutti i Paesi che vi si affacciano, gestisce fieramente la propria autonomia, costruisce chiese imponenti. Quella dedicata a Santa Maria del Mar si distingue dalle altre perché è finanziata e realizzata dal popolo della Ribera; lo spettacolo dei ‘bastaixos’ che trasportano pesanti massi affascina due bambini poveri ed emarginati, Arnau Estanyol e Joanet. La loro crescita avviene all’ombra dell’imponente costruzione, mentre intorno si dipanano le vicende di una società ricca di vita e di contraddizioni, dove convivono diverse fedi religiose e la classe mercantile emergente cerca di contrastare lo strapotere di una nobiltà ancora feudale che si appoggia all’Inquisizione. Nell’arco di sedici anni i due amici seguiranno il loro destino: Joanet prenderà i voti, Arnau diverrà dapprima capo dei ‘bastaixos’ e infine Console del Mare. La narrazione si conclude con l’inaugurazione della chiesa cui prendono parte Arnau, ormai uno dei notabili della città, con la moglie e il figlio Bernart.

Le vicende della famiglia Estanyol proseguono nel secondo romanzo: nel 1387 le campane della Cattedrale annunciano la morte del re Pietro III. Con il suo successore rientrano a Barcellona i Puig, la famiglia che vuole a tutti i costi vendicarsi di Arnau. Questi, infatti, viene giustiziato senza processo sotto gli occhi di Hugo Llor, un bambino che egli aveva preso sotto la sua protezione. È lui a narrare gran parte delle vicende, soprattutto il suo controverso rapporto con il giovane Bernat e le proprie frequenti cadute in un contesto in cui non è facile muoversi senza una guida salda e autorevole. Attorno ai nuovi protagonisti si muove una folla di personaggi che entrano ed escono dalle loro vite lasciandovi sempre un segno importante fino all’inevitabile “happy ending” finale.

Non manca – in entrambi i romanzi – nessuno degli ingredienti del romanzo popolare ottocentesco: peripezie, amori impossibili, agnizioni, colpi di scena. Le notizie storiche (frutto di accurate ricerche dell’autore) sono sapientemente distribuite per consentire al lettore di calarsi nello spirito dell’epoca. I personaggi sono come ce li aspettiamo: l’eroe incarna fino al sacrificio i valori di dignità e coraggio, le figure femminili sono, nel bene e nel male, piene di passione, i nobili sono prevaricatori, chi è emarginato spesso si rivela ricco di umanità.

Il lettore è sospinto dal perfetto incastro dei meccanismi creati dallo scrittore verso una conclusione che, pur prevedibile, soddisfa le attese.

Che, poi, è una sola: veder trionfare il bene

Recensione di Miranda Valsi

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