LA CITTÀ E LA CITTÀ, di China Miéville (Fanucci)
Esiste una città che occupa lo spazio di un’altra città: Ul Qoma e Besźel sono divise da un confine dimensionale ma sono, di fatto, la stessa città. Eppure non potrebbero essere più diverse: moderna, culturalmente all’avanguardia e sfacciatamente capitalista Ul Qoma, tecnologicamente arretrata, tradizionale e molto più controllata, politicamente, Besźel.
Gli abitanti di entrambe sanno dell’esistenza gli uni degli altri ma sono abituati a “disvedere”, a distogliere lo sguardo per ignorare l’esistenza dei punti dove le due dimensioni si intersecano.
In questa situazione,l’ispettore Borlù di Besźel deve indagare sull’omicidio di un’archeologa: l’indagine non solo coinvolge anche la polizia di Ul Qoma, ma ha a che fare con una leggendaria terza città, ritenuta un mito del folklore locale.
La città & la città è un romanzo notevole per la storia, davvero intrigante e originale, e per la capacità dello scrittore di creare un mondo così particolare, nel quale si ritrovano efficaci ambientazioni ispirate all’Est europeo degli anni 80: l’attenzione dello scrittore nel descrivere i processi politici, economici e sociali che muovono entrambe le città è precisa e profonda, al punto che ci si dimentica presto di essere in un romanzo e si ha l’impressione di leggere un saggio.
Meno efficace, però, risulta lo stile dell’autore quando vira verso il poliziesco, finendo per risultare un racconto stanco e privo di vero mordente, che punta verso un finale prevedibile e non soddisfacente.
Peccato, perché l’impressione finale è quella di un’idea grandiosa non sfruttata pienamente, persa nell’infinità di dettagli che l’autore aggiunge per dare credibilità all’ambientazione, ma che gli fa perdere il quadro generale della trama.
La traduzione italiana è piuttosto scialba, con termini inventati di sana pianta come “intersezionata” al posto dell’italiano intersecata, ripetuto più volto in maniera decisamente irritante.
Recensione di Valentina Leoni
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