LA COGNIZIONE DEL DOLORE, di Carlo Emilio Gadda (Adelphi)
Cos’è il dolore se non uno stato alterato della propria esperienza fisica o psichica, una sofferenza emotiva causata da un danno, da una situazione che si oppone al corpo e che ne modifica la percezione a livello della propria coscienza.
Tante le cause che si interpongono a quest’ultima, generando una sofferenza atroce che provoca una forma di dolore e che si manifesta seconda la malvagità degli uomini.
È questo quello che accusa Gonzalo, personaggio principale ed alterego dell’autore, incriminando, nella sua sofferenza delirante, l’imbecillagine generale di un mondo dal quale esso stesso si dissocia.
Ma può essere la dimora di una famiglia, causa di rancore, odio e malumore, epicentro di ogni nevrosi, tanto da generare un male oscuro che non vede nessuna cura, se non un paliativo lenire di quei sensi in un odio infinito della propria gente e di una avversità inconsapevole verso una vecchia madre amorevole, addolorata dalla perdita dell’altro figlio?
Tante le situazioni scenograficamente riportate e minuziosamente narrate, quasi a confondere il lettore e perdere il filo del racconto che spesso si incammina in sentieri impervi, di descrizioni e personaggi avvinghiati alla loro melensa condotta.
Diario di una situazione sociale dove prevale la forza di una dittatura occultata, tirannia di leggi che tutelano i diritti umani con le loro ingannevoli soluzioni, ma che trovano ostacolo in chi in essa vede la causa del proprio male.
Grande la maestria di un autore che riesce a dare vita ad un’opera ineccepibile, lavorando con la propria lingua e rivelandone di ogni cosa l’immensa luce che essa stessa ne emana. Vibrazioni sonore che parole di altri tempi richiamano. Emozioni incastonate nelle pagina, tra le righe di un racconto incompiuto che riprendono vita nei pensieri di un lettore dalle affinità classiche.
Buona lettura.
Recensione di Giuseppe Carucci
LA COGNIZIONE DEL DOLORE Carlo Emilio Gadda
Commenta per primo