LA DANZATRICE BAMBINA, di Anthony Flacco
Zubaida è una bambina afgana di 9 anni e mezzo e ama la musica, ma sa anche che il suo mondo fatto di musica e danza sta per finire perché da quando il suo paese è governato da talebani, le donne al compimento dei dieci anni sono confinate tra le quattro mura di casa ed è vietato loro uscire in strada senza essere accompagnate da un uomo, vendere al mercato, istruirsi o insegnare, indossare abiti colorati, girare a volto scoperto e tante altre regole che vanno contro anche quello che è scritto nel Corano.
Zubaida lo sa e non osa neanche pensare che siano cose sbagliate perché semplicemente è sempre stato così; prima di lei sua madre ha accettato la realtà dei fatti: la donna afgana è nata per servire, prima il proprio padre e la propria madre e poi il marito quando verso i dodici anni le combineranno un matrimonio con un uomo mio più vecchio di lei.
Ma per ora Zubaida si gode il privilegio di poter ancora ascoltare la musica che ha dentro di sé, anche se è costretta a ballare in casa e sogna di diventare una grande danzatrice.
Un giorno però il suo mondo da bambina danzatrice crolla non per mano dei talebani, ma per mano dei denti arancioni del fuoco che divampa a casa sua. Le urla della povera bambina richiamano a casa la madre che non può che guardare la sua Zubaida accartorciarsi come un pezzo di carta bruciata e non può neanche correre a chiamare il marito perché come donna sa che sarebbe sicuramente fucilata se fosse trovata fuori dalla sua casa senza suo marito.
Quando il padre riesce ad arrivare a casa avvertito da un altro figlio non può che guardare attonito quel corpo irriconoscibile della figlia ma i cui occhi tradiscono una volontà di ferro di sopravvivere. E sopravviverà Zubaida, contro i pronostici nefasti dell’unico ospedale che si trova a tanti chilometri di distanza da casa sua e che è senza medicine adeguate.
Sopravviverà contro la mentalità della loro comunità che imporrebbe di lasciare andare una bambina che non può più neanche ambire ad un buon matrimonio e che quindi sarà solo un peso per la famiglia. Sopravviverà nonostante i debiti che il padre ha contratto per portare la sua Zubaida verso i confini e affidarla ai militari americani chiedendo loro di trovarle un medico. Sopravviverà Zubaida per il coraggio del padre, che sfida cultura e superstizione per dare una chance alla sua bambina.
Ma a salvare Zubaida e a restituirle la musica è una catena di aiuti umanitari, di mattoni che cadono uno dietro l’altro come le tessere di un domino e che porteranno Zubaida in America, dove non solo dovrà abituarsi ad un mondo per lei così assurdo, ma dove vivrà per un anno e dove incontrerà l’affetto di un papà e una mamma affidatari che sapranno dimostrare che gli Altri non sono poi così cattivi e pericolosi come le hanno sempre insegnato a credere.
Zubaida si salverà perché nel mondo orrendo della guerra e dell’occupazione ci sono state tante persone ” umane” dal cuore d’oro che hanno saputo sfidare la storia per restituire agli occhi pieni di vita di una bambina un volto in cui potesse riconoscersi.
Una storia vera di forza, coraggio e speranza. E se fate come me che sono andata a cercare le foto di Zubaida in rete, quel volto rimarrà impresso nel vostro cuore insieme alla sua storia.
Recensione di Evelina Loffredi
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