LA FAMIGLIA KARNOWSKI, di Israel J. Singer (Adelphi)
Recensione 1
Affascinante e drammatico affresco di una famiglia ebrea attraverso le vicende familiari di tre generazioni, che si dipanano dalla natia e tradizionale Polonia di fine Ottocento fino alla moderna Berlino nazista, per chiudersi con l’esperienza a New York. Tutti e tre i protagonisti principali sono alla perenne ricerca di un equilibrio, racchiuso nella massima “Sii ebreo a casa tua e un uomo quando ne esci”, tra identità ed assimilazione. Che ci riescano è tutto da scoprire!
IS è riuscito a trasmettermi molto bene la pesantezza delle tradizioni religiose, da cui i tre protagonisti vogliono allontanarsi, e il loro desiderio di emergere nella società. Tra i tanti personaggi di contorno spiccano quelli femminili, che trasudano rassegnazione, con la loro incondizionata adesione alle norme sociali dei tempi. Non ho potuto fare a meno di irritarmi di fronte a quella loro costante subalternità. Unica eccezione: Elsa, che rompe con gli schemi dogmatici dell’epoca e, forse per questo, l’autore la costringe ad una vita infelice. L’arrivo del nazismo è presentato in sordina, come una nebbia che arriva lentamente e sottilmente e, piano piano, invade tutti i sensi: si affermano gli “uomini con gli stivali”, contribuendo a cambiare l’atteggiamento dei gentili verso gli ebrei; poi arrivano le prime violenze; in seguito i primi divieti. Questo cambiamento di clima non è percepito come un pericolo immediato, né come qualcosa che potrebbe portare a quello che porterà. Pur non usando mai la parola “nazismo”, IS è riuscito, comunque, magistralmente a comunicarmi l’angoscia ed il terrore del nuovo clima politico.
Avendo appena letto, sempre dello stesso autore, I fratelli Ashkenazi, ho trovato questo più intimista, più concentrato sulle vicende private e familiari, e meno sugli accadimenti storici, che qui sono solo accennati. La Storia assume, forse un po’ troppo per i miei gusti, i connotati di un fattore esterno, che influisce sulle vite dei Karnowski, ma che non ha mai la pretesa di occuparne la scena. E questo un po’ mi è mancato…
Recensione di Diabolika Gio
Recensione 2
Il romanzo pubblicato nel 1943 – in yiddish – dal fratello del premio Nobel Isaac Bashevis è un’odissea familiare che si snoda per l’Europa e gli Stati Uniti, dall’inizio del Novecento fino alla Seconda Guerra Mondiale.
I protagonisti sono David, Georg e Jegor, ovvero padre, figlio e nipote: i loro nomi danno il titolo alle tre parti del libro. Giunti dalla polacca Melnitz, da un giudaismo tradizionale che si esprime in yiddish, i Karnowski si stabiliscono a Berlino e fuggiranno, durante l’ultimo conflitto mondiale, a New York.
David, commerciante colto e devoto, si inserisce a meraviglia nella comunità ebraica berlinese più altolocata, così come Georg, dopo una fanciullezza scapestrata e contestataria, si afferma diventando un luminare della ginecologia, ospite conteso dei salotti dall’alta società in piena Belle Epoque. Entrambi abbracciano la lingua e la cultura tedesca; la Germania è l’unica, amata patria. Il destino di Jegor, figlio di Georg e dell’infermiera cristiana Teresa, sfocia a tratti nella tragedia: desideroso di cancellare in sé la metà ebraica, si identifica con il nazismo nascente, fino a subire un’atroce umiliazione che sarà una delle ragioni dell’emigrazione della famiglia negli Stati Uniti.
L’autore non accenna all’Olocausto, non ne era a conoscenza; il presentimento di ciò che sarebbe accaduto percorre, tuttavia, buona parte del romanzo.
La famiglia Karnowski è centrale, ma ha accanto un potentissimo coro: ogni personaggio minore, illuminato dalla capacità descrittiva di Singer, ha la stoffa per diventare protagonista. Per non parlare dei coprotagonisti o, meglio, di alcuni di essi, come la moglie di David, Lea, il commerciante Solomon Burak, il vecchissimo libraio Walder, il dottor Landau e soprattutto sua figlia Elsa, stupenda figura femminile, che intraprende la vita politica rinunciando a quella privata.
La famiglia Karnowski, romanzo dimenticato, non solo in Italia, è un capolavoro ritrovato. Uno splendido settantenne, brulicante di vitalità, intenso di colore e di passione.
Israel Joshua Singer, nato nel 1893, fu viaggiatore e giornalista, oltre che scrittore, in Europa e Russia, spesso sotto pseudonimo a causa dell’altro scrittore in famiglia, Isaac Bashevis. Si trasferì nel 1934 negli Stati Uniti dove morì, d’infarto, dieci anni dopo. In Italia è stato pubblicato, da Bollati Boringhieri nel 2011, anche il suo I fratelli Ashkenazi.
Recensione di Malvina Cagna (Libreria Trebisonda TO)
LA FAMIGLIA KARNOWSKI Israel J. Singer
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