LA FELICITÀ DEL LUPO, di Paolo Cognetti
Dopo la vittoria del premio Strega 2017, Paolo Cognetti torna sulle sue montagne con un romanzo in cui, come lui stesso ha dichiarato, avrebbe potuto essere il protagonista.
“La felicità del lupo” è la storia di Fausto, scrittore quarantenne di poco successo e con un matrimonio finito male, che cerca rifugio sulle Alpi valdostane. È Babette ad aiutarlo offrendogli un lavoro da cuoco nel suo ristorante. Qui inizia una relazione con Silvia, una cameriera più giovane, e stringe amicizia con Santorso, un vero montanaro.
I dettagli non sono molti, i personaggi a poco a poco si schiudono, ma neanche tanto: sappiamo poco delle loro vite, e quasi nulla del loro passato. Persino le scene sono ridotte al minimo indispensabile. Eppure in un romanzo simile i particolari non servono, Cognetti lo sa, perché la vera protagonista è la montagna. Con i suoi boschi devastati dal vento, i suoi lupi, i caprioli, i mirtilli, i larici, la neve. E le sue tante storie. I personaggi principali sono fuggiti da qualcosa – una donna, una vita soffocante, un passato oscuro. E cercano una seconda possibilità. La montagna è indifferente ai loro sogni, eppure li rassicura. Così come il ristorante di Babette, e poi un rifugio a più di tremila metri.
Il romanzo, che non deluderà chi ama le atmosfere respirate in “Le otto montagne”, è disseminato di citazioni letterarie, rievoca Jack London e McCarthy, ma anche Karen Blixen, e si ispira alla struttura delle Trentasei vedute del monte Fuji. Molti sono però anche i riferimenti biografici. Cognetti ha fatto il cuoco per due anni proprio da Babette, un posto che esiste davvero, e scrive da quando ha 18 anni: prima de “Le otto montagne”, ha temuto che il successo potesse non arrivare, e anche lui aveva in mente di gestire un rifugio. Ma poi il pubblico lo ha premiato. Il personaggio di Fausto, come lui stesso ha dichiarato, “nasce da quella sliding door, poteva andare anche a me così.”
Libro deludente, storia banale che non riesce a raggiungere ritmi ed intensità di Otto montagne guià Premio Strega. Sembra di leggere un libro di Mauro Corona anche se in verità la Felicità del lupo è di gran lunga inferiore a qualche romanzo di Corona. Peccato,lo sforzo di doversi ripetere dopo un successo è sempre difficile e spesso produce risultati deludenti. Come molti attori che diventano prigionieri del personaggio di successo che hanno impersonato Paolo Cognetti non riesce a ripetersi.