LA FERROVIA SOTTERRANEA, di Colson Whitehead
Un treno che sparisce nel buio della galleria diretto verso una destinazione ignota, lasciandosi alle spalle la stazione e il passato può certo spaventare, ma sicuramente rappresenta il sogno di libertà per uno schiavo. The underground railroad nell’America razzista dell’Ottocento era una rete clandestina di strade, rifugi, uomini giusti, unica speranza di salvezza per gli schiavi neri in fuga dai loro aguzzini; nel libro diventa una ferrovia sotterranea a cui si accede da botole in cantine amiche o da grotte nascoste nel bosco, con il suo popolo di macchinisti e capotreni che rischiano la vita per salvarne altre. È con la ferrovia sotterranea che Cora, schiava in una piantagione di cotone della Georgia, riesce a scappare insieme a Caesar e a Lovey. l loro destini prendono presto strade diverse; noi seguiremo Cora in Carolina, in Tennessee, in Indiana, alla ricerca di pace e di libertà, lottando con forme di violenza e sopraffazione diverse ma sempre terribili.
L’autore è bravissimo nel raccontare la storia di Cora senza spingere su una facile commozione ma piuttosto suscitando sgomento, disagio e rabbia.
I rari momenti di serenità fanno pregustare qualche pagina di vita normale ma poi, invariabilmente, precipitano nel baratro.
E tu ci caschi sempre!
Un gran bel libro, con la giusta dose di “furbizia narrativa” per rendere più incisivo il messaggio che la libertà è spesso un’illusione e che la violenza porta solo e sempre violenza. (Premio Pulitzer 2017)
“Adesso lo vedeva per la farsa che era: un minuscolo quadratino di terra che l’aveva convinta di possedere qualcosa. Era suo tanto quanto era suo il cotone che seminava, liberava dalle erbacce e raccoglieva. Il suo orto era l’ombra di qualcosa che viveva altrove, lontano dai suoi occhi. Così come la Dichiarazione di Indipendenza recitata dal povero Michael era l’eco di qualcosa che esisteva altrove. Adesso che era fuggita e aveva visto qualche altra parte del paese, Cora non era più sicura che il documento descrivesse qualcosa di reale. L’America era un fantasma nell’oscurità, come lei.”
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