LA FIGLIA DELLA LIBERTÀ, di Luca Di Fulvio
In un’altra parte dell’Isola, Rocco, giovane figlio di mafioso, ha un destino segnato, quello di entrare anche lui nella “famiglia”. Non c’è spazio per il suo sogno ingenuo di diventare un onesto meccanico.
Più lontano, nell’Europa dell’Est, in un villaggio della steppa russa, la tredicenne Raechel, che sa leggere e scrivere e nutre il sogno di diventare libraia, è oppressa dalla comunità ebraica in cui vive, che vieta alle donne persino di leggere.
I destini dei tre protagonisti si incroceranno a Buenos Aires, nel mondo nuovo, nella terra promessa, cui tutti e tre approderanno da emigranti, in fuga dal loro passato e in cerca del loro futuro.
“Buenos Aires è una città bellissima, opulenta, spettacolare. Che trasuda ricchezze incalcolabili. Ma gli emigranti non possono partecipare a questo banchetto. Loro vivono nei barrios di catapecchie, in cui fanno la parte dei vermi che si contendono i resti di un osso scarnificato dai ricchi.”
Un romanzo avvincente, una storia appassionante, che parla di emigrazione e del mercato della carne umana, con una scrittura scorrevole e incalzante. Per questo si può perdonare all’Autore qualche caduta nei toni della telenovela e qualche pagina tra l’avventuroso e il grottesco o decisamente splatter, nella seconda parte del libro.
Tra i tanti, diversi personaggi secondari, molti indimenticabili, spicca il cameo di Alfonsina Storni, leggendaria poetessa argentina femminista, realmente esistita, alla cui tragica fine è dedicata la bellissima struggente canzone “Alfonsina y el mar” interpretata da Mercedes Sosa.
“Io non so se Dio sente tutto il nostro dolore. Ma se ci sente, mi domando come faccia a sopportarlo senza impazzire.”
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