LA FIGLIA IDEALE, di Almudena Grandes
Se fosse per me, non leggerei i libri di cui non mi piace la copertina…
Per fortuna ho una libraia di fiducia che mi convince a prendere cose che guardandole scarterei..
Ho impiegato tanto a leggere questo libro. Almeno un mese. Mi ha convinto a prenderlo in mano Elena Bernacchi, mi ha detto che le ha fatto compagnia in un momento particolare.
Psichiatra spagnolo che in giovane età ha studiato a poi lavorato in Svizzera, rientra in patria durante il periodo franchista, figlio di un uomo di parte avversa morto in carcere.
Va a lavorare in un manicomio femminile, dove è ricoverata una donna che ha ucciso la figlia. Perché imperfetta, perché lei l’aveva generata e aveva diritto di farlo.
Un romanzo che entra nella vita dello psichiatra German, di donna Aurora l’assassina, di Maria l’ausiliaria cresciuta nel manicomio, con donna Aurora , perché figlia del giardiniere.
Sembra di stare in un’archeologia delle emozioni, emozioni che lentamente si palesano e si svelano parola dopo parola, pagina dopo pagina.
Una storia di amori, di amicizie, di famiglia. Di legami che si annodano e si sciolgono , a tratti come spirali, a tratti come stelle filanti.
Sullo sfondo, una tavola grigia , un velo fitto di polvere e nebbia : la dittatura franchista, la morale degli ipocriti. I farisei buoni per tutte le stagioni di privazione della libertà.
E quelli capaci di resilienza.
Se avete voglia di profondità e piccole e traballanti certezze, leggetelo.
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