LA FIGLIA SBAGLIATA, di Raffaella Romagnolo
CI SONO RIFERIMENTI ALLA TRAMA
Se ci fosse un premio alla copertina più brutta e più respingente, quella di questo romanzo lo vincerebbe. So bene che un libro non si giudica dalla copertina, ma confesso che difficilmente in una libreria mi avrebbe attirato e così mi sarei persa un romanzo bellissimo.
L’incipit è raggelante: un infarto uccide Pietro mentre, seduto a tavola, è intento a risolvere un cruciverba. Ines, la moglie, gli dà le spalle, mentre lava i piatti e rigoverna la cucina guardando la televisione. Quando si rende conto dell’accaduto non fa nulla, anzi, prepara due bicchieri con il sonnifero, beve il suo, pone l’altro accanto alla mano del marito e, come ogni sera, va a letto.
A questo punto parte una narrazione da vari punti di vista, che ci permette di conoscere le dolorose dinamiche di questa sgangherata famiglia, in apparenza perfetta e invece piena di problemi non risolti, di parole non dette, di talenti non coltivati per la paura di uscire da binari tracciati e sicuri. Ines sembra la “dominatrice” a cui piegarsi o contro cui combattere, ma in realtà è una donna molto sola, che ha fatto sempre le scelte “giuste” e sicure. Ha cercato di forgiare a sua immagine i figli: con Vittorio apparentemente ci riesce, con Riccarda, la figlia sbagliata già a partire dal nome, no. Il matrimonio è volontà, decisione, sacrificio, ma funziona, nonostante tutto, ed è poeticissima (e dolorosissima) la descrizione degli ultimi pensieri di Pietro. I giorni che si susseguono ci svelano il mondo di Ines e ci consentono di comprendere il suo dramma, fino al finale, tragico ma liberante.
Certamente non è una lettura facile e leggera, ma l’autrice è bravissima a farci immergere in questo male di dolore da cui è difficile risollevarsi. Ma la vita è anche questo e forse questo romanzo può aiutarci a capire meglio le difficili dinamiche del rapporto genitori-figli.
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