LA FORMA DEL SILENZIO, di Stefano Corbetta
Recensione 1
Tante solitudini appartengono a questo intenso romanzo. Solitudini e silenzi. A partire da quello involontario di Leo, nato sordo. La sua disabilità ha sconvolto gli equilibri familiari, gettando il padre nella solitudine della depressione, la sorella maggiore nella solitudine di chi accoglie responsabilità più grandi delle proprie esili spalle, e la madre nella solitudine della speranza e di un amore non più ricambiato . Sono gli inizi degli anni Sessanta, la scuola inclusiva che conosciamo oggi non era ancora nata, e Leo viene mandato in un istituto. I genitori prendono questa decisione perché anche lui possa avere un’istruzione, ma lui vive ogni domenica sera come l’ennesimo abbandono, ogni settimana in istituto come una intollerabile solitudine.
Fino a quando Leo scompare, gettando ogni componente della famiglia in una sua personale disperazione, fatta Di solitudine e silenzi.
Passano 19 anni, anni di altre solitudini ed altri silenzi. Anna, la sorella maggiore, ha fatto del vuoto che Leo ha lasciato nella sua vita la sua professione: insegnante di sostegno per scolari sordi e psicologa. A rompere il fragile equilibrio faticosamente conquistato arriva nel suo studio Michele, che dice di essere stato compagno di scuola di Leo, e di conoscere il segreto della sua scomparsa. Anna comincia ad indagare, cercando di squarciare il silenzio che è cresciuto attorno a lei da quel tragico dicembre. Ma non è facile decidere di squarciare segreti che si nutrono di silenzi.
Recensione di Maria Teresa Petrone
Recensione 2
In vacanza, tra i libri che ho deciso di portarmi, ho inserito anche LA FORMA DEL SILENZIO di Stefano Corbetta.
CENNI DI TRAMA
La storia narra di un bambino non udente, Leo, che scompare pochi mesi dopo aver iniziato a frequentare la scuola di un istituto speciale di Milano.
A nulla sono servite tutte le ricerche svolte subito dopo la denuncia da parte della famiglia: Leo sembra essersi volatilizzato.
Diciannove anni dopo, Anna, la sorella maggiore di Leo, ormai affermata psicologa e insegnante di sostegno, perfettamente a conoscenza della LIS (la Lingua Italiana dei Segni), riceve nel suo studio Michele, un giovane uomo sordo-segnante, che le fornisce spontaneamente delle indicazioni circa la sparizione del fratello quasi un ventennio prima.
Inizia da qui, per Anna, un’ansiosa ricerca della verità.
Mi fermo qui per non svelare il seguito, che so non essere gradito da molti.
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Mi sono lasciata convincere ad acquistare questo libro per la presenza di Leo e della sua sordità, poiché, anni or sono, avevo frequentato un paio di corsi sulla LIS appassionandomi molto. Era scontato poi che non vedessi l’ora di buttarmi a capofitto nella lettura di questo breve romanzo.
L’amara sorpresa è stata però scoprire che la figura di Leo e della sua speciale disabilità, non erano il perno attorno a cui ruotava la vicenda del libro, bensì solo il pretesto per parlare di un’accozzaglia di contorsionismi mentali, deduzioni e pensieri vari della sorella Anna, la vera protagonista, una giovane donna profondamente indecisa e insicura perfino riguardo l’orientamento sessuale!
Tutta la vicenda, nonostante l’evolversi dei fatti, resta sempre una descrizione piatta e poco profonda, nonostante Corbetta abbia tentato scandagliare l’animo di Anna, senza però riuscire ad arrivare a risultati brillanti e convincenti.
L’unico elemento accattivante è la descrizione della sordità e delle condizioni italiane del secolo scorso, vergognose verso questa invece arricchente Lingua alternativa.
Come tantissimi autori italiani contemporanei, purtroppo, anche la sua scrittura manca di spessore e talento nel creare una storia – anche semplice e scontata – come quella descritta in LA FORMA DEL SILENZIO.
È per questo che mi lascio raramente convincere a leggere gli scrittori italiani attuali: quelli che “degno” di attenzione sono, infatti, veramente pochi. Lo dichiaro con un certo dispiacere, perché vorrei tanto che la cultura italiana tornasse a splendere con nuovi autori degni del grande passato (anche recente) che ha caratterizzato la nostra bella e grande Letteratura. Ogni volta che ci riprovo però la delusione è sempre lì in agguato!
Non me ne vogliano i lettori e gli scrittori membri del gruppo: questa è semplicemente la mia constatazione dei fatti.
Infine, non trovo giusto che nella SINOSSI della copertina di questo testo sia riportata, come caratteristica principale, la sordità di Leo, fuorviando, se non ingannando addirittura, il lettore sulla vicenda e su chi è il vero protagonista, che non è Leo con la sua affascinante e creativa disabilità, bensì Anna con i suoi astrusi tormenti interiori.
Per questo considero LA FORMA DEL SILENZIO un libro da bocciare e sconsigliare per la sua banalità e la sua piattezza.
La Forma del silenzio (Stefano Corbetta)
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