La gioia di essere feroci e vivi!
Nicola La Gioia ha scritto La Ferocia.
Se fossi stato al posto suo avrei fatto davvero fatica ad uscire dal cul-de-sac di un binomio così perfetto e credo che non sarei stato più in grado di partorire se non un altro romanzo così denso perlomeno un successivo titolo così ben congegnato.
E invece lui ce l’ha fatta (è da questi piccoli particolari che si giudica un giocatore, canterebbe De Gregori). Facendo seguire al succitato un nuovo titolo di innegabile ingegnosità: La Città dei Vivi. Come dire che normalmente le città sono soltanto apparentemente popolate di gente che oltre a respirare pensa, ma in realtà è una mera illusione, dovuta all’effetto cinetico. E non parliamo poi del web, dove al cinetico si aggiunge anche un profluvio di cineseria.
La città dei vivi è Roma, nel romanzo. Quella della ferocia è invece Bari. Ma le diciture potrebbero essere invertite che poco cambierebbe.
Ora sembrerebbe arrivato il momento per l’autore, seguendo una logica di ascesa peninsulare, di parlare di Milano: la città da bere. O almeno così si diceva trent’anni fa: prima che si rivelasse la città che ce la dava a bere, che è tutt’altro discorso.
Ho volutamente saltato a piè pari Firenze e la Toscana perché quello è territorio di Fabio Genovesi e tra colossi non si pestano i piedi, d’argilla o meno che siano.
Ora, per completare la recensione mimetica dovrei inserire qualche metafora animale, tipica di questo autore, ma non voglio esagerare per non avere problemi di copyright. Dopodiché: la frase complicata ce l’ho messa, il linguaggio un po’ ricercato anche, il concettismo filosofico diciamo di sì. Per il flusso di coscienza ci stiamo attrezzando. A questo punto dunque se siete riusciti ad orientarvi in tale ostico post allora possedete tutte le caratteristiche per aggirarvi nelle buie stanze delle opere di questo premio strega senza rischiare di lasciarci le penne. Le vostre, non le sue. Che oggigiorno ormai nessun scrittore scrive a mano. E così possiamo dire archiviata pure la metafora zoomorfa.
LA FEROCIA ☆ Nicola Lagioia
Recensione di Marcello Ferrara Corbari
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