LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE, di Joseph Roth
Settanta pagine di poesia.
Andreas è un gran bevitore, vive sotto i ponti della Senna, gli piacciono le donne.
È un tranquillo clochard parigino quando sul suo cammino incontra uno sconosciuto che gli presta 200 franchi, con l’unica condizione di restituirli a Santa Teresa di Lisieux, nella chiesa di Santa Maria di Batignolles, la domenica mattina durante la Messa.
Andreas è sopraffatto dall’idea di avere in tasca una simile somma.
Subito si concede qualche bicchiere e qualche buon pranzo. La somma presto si esaurisce ma una serie di coincidenze fanno si che Andreas riesca a racimolare la somma da restituire alla piccola Teresa.
Passano i giorni, ma nulla è più come prima, Andreas è obbligato ad affrontare il suo passato e a cercare un senso a quanto gli sta accadendo. Incontra amici dimenticati, nuovi e vecchi amori, beve tanto Pernod ma il pensiero di santa Teresa non lo abbandona mai.
Riuscirà Andreas, già minatore polacco clandestino ed ex-galeotto, riuscirà dicevo – tra un aperitivo e un bicchiere di vino rosso – a restituire la somma a Teresa?
Il povero Roth, ha raccontato se stesso in queste pagine e i suoi ultimi anni, quando trova l’ultima lucidità negli abissi dell’alcol.
Roth come Andreas è un uomo assolutamente estraneo alla società, rivive brandelli di ricordi in uno stato di completa estraniazione.
Roth, grande bevitore, la sera è ubriaco.
La sua follia di mezzanotte ha comunque il sapore della poesia, la sua malinconica intelligenza è sempre sullo sfondo e gli hanno permesso di regalarci queste pagine.
Molto più noto è il film ispirato al libro.
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