La letteratura gialla vista dalla parte di chi indaga – il commissario Franco Bordelli (Marco Vichi)
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Il commissario Bordelli
Ho conosciuto il Commissario Bordelli con il bellissimo “Morte a Firenze”, un romanzo giallo ambientato nei giorni dell’alluvione del 66, e da lì ho cominciato a raccogliere tutte le opere a lui dedicate, scoprendo le sue caratteristiche e gli elementi principali che si ritrovano quasi costantemente in tutte le sue avventure. Il nostro è un pubblico ufficiale prossimo alla pensione (anzi, nell’ultimo libro uscito ad oggi è già in pensione), nella Firenze tra gli anni 60 e 70, con un passato da partigiano attivo (battaglione San Marco), e con un indole non convenzionale.
Un po’ come Montalbano, a cui è ispirato, Franco non segue la risoluzione dei casi in modo canonico ma spesso “aggiusta le cose” tenendo conto del lato umano e delle conseguenze di certe decisioni, facendo spesso a pugni con quello che sono i suoi doveri e il suo codice comportamentale, a volte in modo decisamente estremo. Attorno a lui ruotano personaggi molto peculiari, principalmente il suo vice Piras, un sardo di poche parole ma dalle grandi intuizioni, l’inventore Dante, il medico legale Diotivede, il ladro chef Ennio Bottarini (il Botta), ma sono tre figure femminili a costituire il suo punto di riferimento fisso: in primis Rosa, una prostituta messasi in pensione dopo la legge Merlin, ingenua e sdolcinata una bambina, poi Eleonora, la giovane amante che tiene il pugno il cuore del nostro commissario, e poi lo spirito della madre con cui spesso Franco intrattiene dei dialoghi nel letto prima di addormentarsi.
Affascinante, poi, la frequente presenza di Bruno Arcieri dall’amico Leonardo Gori: le loro vicende personali si intrecciano spesso per cui non è un caso trovarli insieme nei romanzi dei due autori. La bellezza dei romanzi su Bordelli sta non tanto nei casi da risolvere (la loro risoluzione occupa al massimo 1/3 del libro) quanto nella contestualizzazione storica, fatta anche di elementi sociali e letterari: magnifiche, in questo senso, le parentesi alla libreria Seeber con il giovane libraio che ogni volta è pronto a dispensare consigli al buon Bordelli (e grazie a lui ho conosciuto Alba De Cespedes).
Altro elemento ricorrente, e immancabile, è la cena decameroniana che il nostro organizza con i suoi amici scelti e durante la quale ognuno dei commensali è invitato a raccontare una storia di vita vissuta, a volte dolce, tragica, amara o comica; un momento distaccato dal filo della narrazione ma sempre avvincente, una sorta di “romanzo nel romanzo”. Attraverso gli occhi e le avventure di Franco Bordelli riviviamo una Firenze lontana e piccoli frammenti di storia del nostro paese, il tutto incastrato magicamente in una narrazione coinvolgente, diretta, che sa farsi ora tesa, drammatica e ora divertente, in una serie di romanzi caleidoscopici dai mille colori e dalle tante sfumature. Una piccola curiosità: nelle copertine dei libri Bordelli appare sempre con un borsalino in testa… peccato che nei romanzi non ci sia traccia di questo cappello!
Di Enrico Spinelli
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