La letteratura gialla vista dalla parte di chi indaga – Il commissario Yeruldelgger (Ian Manook)
Ventunesima Puntata
Vai alla Prima Puntata
Vai alla Ventesima Puntata
Vai alla Ventiduesima Puntata
Il commissario Yeruldelgger (Ian Manook)
La grande stagione dei thriller nordici ci ha svelato l’empatia e le debolezze dei suoi protagonisti, qualità quasi sconosciute nei precedenti investigatori e ha inserito l’ambientazione delle loro avventure in luoghi non tradizionali. Forse è stato grazie a questa esemplare ricerca di scenari inesplorati che possiamo parlare della bella trilogia concepita dallo scrittore francese e grande viaggiatore Ian Manook – pseudonimo di Patrick Manoukian – e del suo protagonista, il commissario della polizia della Mongolia Yeruldelgger Khaltar Guichyguinnkhen.
Tra i venti delle steppe, la sabbia dei deserti, le scottature della neve e l’azzurro del cielo, il possente Yeruldelgger “(…) non era un regalo per nessuno ormai da tempo (….). Aveva perso la figlioletta adorata, poi la moglie diletta che gliel’aveva data e stava perdendo la figlia maggiore, che odiava tutto del padre”.
Un uomo solo, dunque, segnato dalla vita eppure caritatevole, rispettoso della morte, rabbioso per i crimini che è costretto ad affrontare. Svolge la sua missione partendo dalla capitale Ulan Bator, città insieme moderna e antica che raccoglie quasi la metà degli abitanti della Mongolia e che conserva un gran numero di nomadi insediati nelle yurte, le grandi capanne circolari insudiciate dal gelo e dalle canicole che possono essere smontate e portate altrove, alla ricerca di nuovi pascoli.
Appena fuori dalla capitale, via dai suoi equivoci affari e dalla sua corruzione, ci immergiamo con l’introverso poliziotto nella realtà di delitti e di riti ancestrali. Quelle mitiche credenze coinvolgono lo stesso Yeruldelgger e i suoi metodi di indagine tra tecniche moderne, monaci buddisti depositari di antichi riti e favolosi miti sciamanici nei quali l’uomo si identifica per essere in grado di affrontare le prove più estreme in un paesaggio bellissimo, atavico e inospitale del quale il commissario diviene l’icona.
Avventurarsi nella Mongolia di Yeruldelgger significa fare un salto in un universo sconosciuto; attraversarne le grandi contraddizioni seguendo le indagini e la parabola del suo protagonista. Una miriade di sentieri, in un viaggio tra il crudo realismo di un mondo primordiale stravolto dall’uomo e la forza permanente e incomprensibile della sua magìa. Il percorso riporta la mente al territorio ed alle vicende di un altro commissario, l’islandese Erlendur Sveinsson, ma, rispetto a quest’ultimo, risulta ancor più epico, sconfinato e denso di misteri. Per tutti questi motivi i tre volumi della saga costituiscono un unicum organico narrato con appassionata proprietà. La cura degli scenari, dei costumi e delle usanze è realizzata senza nulla togliere all’intreccio poliziesco, così da creare un panorama armonico che passa attraverso l’intera opera, vicenda dopo vicenda, scena dopo scena, tormenta dopo tormenta, sino al suo epilogo finale.
Di Giovanni Rossi
L’irresistibile successo dei thriller nordici
L’IRRESISTIBILE SUCCESSO DEI THRILLER NORDICI: LA SPIEGAZIONE!
Commenta per primo